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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Astipalaia
Navigation
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Questa mattina, molto presto, abbiamo mollato gli ormeggi. Dopo tanti giorni nei quali siamo rimasti bloccati a Kàlimnos per il cattivo tempo, oggi mettiamo il naso fuori... Ma la "buriana" non è finita. Abbiamo atteso inutilmente, io e Pierre, il nostro vicino occasionale francese col quale abbiamo fatto amicizia, che le condizioni meteo ritornassero accettabili... Ma non è stato così. Non possiamo passare tutto l'inverno a Kàlimnos, così ho deciso di prendere al volo un calo dell'intensità della burrasca in corso: il calo dovrebbe essere di circa venti ore... Ma non subito, a partire dalla prossima notte. Adesso soffia e sbuffa e ci sarà da ballare là fuori; soprattutto quando abbandoneremo la protezione dell'isola e ci troveremo in mare aperto nel “canale” tra Kàlimnos ed Astipalaia.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
Foto dai nostri itinerari
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La rotta seguita dal July per rientrare a Creta alla fine della crociera d'autunno nel Dodecaneso.
Oggi, per Astipalaia, ci aspettano quaranta miglia di mare, domani, se tutto andrà bene, ne percorreremo anche più del doppio per andare a Creta: ottantotto miglia in una tappa giornaliera. Intendo forzare la mano alla “povera barchetta” che questa volta dovrà mostrare di cosa è capace.
Ecco la strategia: se devo essere sincero, io temo tutto il mare che abbiamo qui intorno... Ma non lo temo tutto allo stesso modo. Nel tratto da Kàlimnos ad Astipalaia, se qualcosa andasse storto, potremmo riparare a Sud di Kos a favore di vento ed in un tempo ragionevole saremmo al sicuro sotto la protezione dell'isola. Ma se qualcosa andasse storto nel tratto tra Astipalaia e Creta, non avrei altro che mare per ben ottantotto miglia... Ma quel che è peggio, in caso di avaria, mare e vento mi spingerebbero non a ridosso ma addosso alla frastagliata costa dell'isola e sarebbero guai seri.
La cosa più saggia sarebbe quella di affrontare questo viaggio con una buona copertura meteo... Ma, visto che Eolo ha deciso altrimenti, dobbiamo arrangiarci. Prendiamo quel che c'è e raggiungiamo Astipalaia oggi nonostante la burrasca in corso. Alle quattro del mattino, quando è previsto un calo della forza del vento, una finestra di venti ore circa, partiremo da Astipalaia e punteremo su Creta.
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Usciamo dal cono di protezione dell'isola e la burrasca adesso si fa sentire. Comunque, tutto va bene a bordo. La barca è stata approntata per questo viaggio prima di uscire: sappiamo bene da giorni quel che succede qua fuori. Le onde sono regolari ed hanno un'aggressività piuttosto contenuta; il mare frange qua e là... Ma senza convinzione. Credo che questo dipenda dal fatto che abbiamo un vento sui ventidue nodi, invece dei trenta/trentacinque che ci possiamo aspettare. Se continua così, stasera faremo festa... Ma è presto per parlarne: il viaggio è lungo... sette/otto ore almeno.
Mano a mano che ci addentriamo nel canale tra Kàlimnos e Astipalaia, le onde diventano più grandi ma questa cosa per noi si traduce in un migliore passo: la barca adesso corre alla frusta. Il vento è aumentato un pochino e soffia a venticinque nodi.
Verso le dieci del mattino, siamo in ballo da quasi quattro ore, sarei molto soddisfatto di come vanno le cose se non fosse per un nero veramente impressionante che si sta avvicinando da Nord. È tanto che lo osservo: ci sta venendo addosso. Non ho mai visto nulla di simile: mi ricorda quelle descrizioni dei groppi che si verificano in Atlantico... Sono fenomeni di una violenza tale che è facile subire avarie al loro passaggio. Tuttavia c'è qualcosa che non mi convince. Continuo a scrutare l'orizzonte in cerca di qualche segno premonitore di quel che accadrà al suo passaggio... Ma non vedo niente di significativo. Non devo assolutamente lasciarmi sorprendere da un groppo: sarò attento e veloce a ridurre la tela prima di ricevere il colpo.
È incredibile!... Il nero ci è arrivato addosso... Ci ha preso all'improvviso ed il mare e le onde non ci hanno "inviato" nessun segno. Non si tratta di un groppo. È una quantità d'acqua spaventosa che cade dal cielo. Una pioggia così non l'avevo mai vista. Credo che si tratti di un fenomeno di cui abbiamo sentito parlare in questi ultimi anni: le bombe d'acqua. A terra creano danni incalcolabili, ma qui a mare sono acqua sull'acqua. Mi riparo sotto la cappottina ed osservo il fenomeno che dura una ventina di minuti. La barca continua a navigare veloce sotto questa pioggia torrenziale dall'intensità mai vista.
Incredibile!... Il nero che vedevo arrivare era dovuto all'impenetrabilità alla luce di questa massa d'acqua che scende dal cielo.
Poi, il nero, com'è arrivato se ne va. Lo vediamo allontanarsi da noi in direzione sud: se va avanti così, dovrebbe schivare l'isola di Kos... Speriamo per loro che rimanga sul mare.
A bordo il morale è alto. La barca continua a "macinare" miglia senza sosta, apparentemente incurante di quel che le accade intorno. Inoltre, quel nero che si avvicinava da un pezzo aveva creato angoscia: ma il senso di "pericolo scampato" che ne è seguito ci da una strana sensazione di euforia.
Non devo abbassare la guardia. Devo restare concentrato. La barca naviga da sola: il pilota automatico fa egregiamente il suo dovere. Dopo alcune ore, ci si abitua ad essere "proiettati" di qua e di là dalle onde e l'attenzione tende a scemare. Ma può essere molto pericoloso. Devo sforzarmi comunque per non perdere la concentrazione. Da un po' navighiamo di conserva con un'altra barca a vela che ci ha affiancati provenendo da chissà dove. Sono a duecento metri da noi, sopravvento. Li studio come fanno i marinai: il comportamento di quella barca vista da fuori può darmi preziose informazioni su quel che accade.
I tre quarti della traversata sono ormai alle spalle. Mancheranno una decina di miglia al promontorio Est dell'isola di Astipalaia a Sud del quale passeremo entrando finalmente in una zona ridossata. Non vedo l'ora di arrivare: tutto va bene.
La grande attenzione ala navigazione, il mio continuo scrutare l'orizzonte in direzione del vento, la mia ostinata determinazione a rimanere concentrato paga: mi accorgo del polverino d'acqua che forma una particolare "nebbiolina" sul mare agitato che indica che ci sta venendo addosso un colpo di vento almeno a trenta/trentacinque nodi. Sono da tempo preparato... Me lo aspettavo: riduco le vele ad un fazzoletto e mi preparo ad assorbire il colpo. Osservo la barca che naviga non lontano da noi: il vento li raggiungerà qualche secondo prima d'arrivarci addosso (viene da quella parte). Continuano a navigare come se niente fosse... Non si sono accorti di nulla. Non c'è modo di avvisarli... Mancano pochi secondi all'impatto... Sono secondi che non passano mai, mentre non tolgo gli occhi dalla loro barca.
La botta è tremenda e li coglie di sorpresa. La loro barca sbanda su un fianco e corre all'impazzata portando la prua verso un'onda che gli si rompe addosso. Le loro vele, ormai fuori rotta, fendono l'aria all'impazzata con colpi di una violenza mortale: guai ad essere colpiti in questo caso. Poi la gran "botta" arriva su di noi. Con velatura molto ridotta la barca si piega ancora un po' ma non perde il controllo: l'unica conseguenza per il July è il baffo di prora dovuto alla velocità. Per questo motivo e perché gli altri si sono praticamente fermati nel tentativo di riprendere il controllo, li vediamo scadere rapidamente di poppa fino a diventare piccoli piccoli.
Per un paio d'ore corriamo con velatura ridotta al solo fiocco rollato. Il July fa più di sei nodi. Ho imparato molti anni fa esattamente quanto rollare il fiocco per lasciare la barca in equilibrio sotto vela con venti molto forti: esiste un punto preciso che garantisce un eccellente rendimento con venti fino a cinquanta nodi. Adesso, con trenta/trentacinque nodi è quasi una passeggiata. Intanto Astipalaia si fa sempre più grande ed io comincio a pregustare l'arrivo in porto.
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Il July, ormai a ridosso dell'isola, viaggia verso il porticciolo che si vede in fondo sotto le case.
La foto sopra è molto interessante. La facciamo dopo aver doppiato il promontorio più ad Est dell'isola, una volta che siamo entrati nella zona protetta che la costa forma e che ci accompagnerà fino all'ingresso del porticciolo che già si vede in prora. Nella foto si notano tre cose: 1) non ci sono più onde qui a ridosso, 2) si vedono bene le sagolette allacciate sulla battagliola di dritta che appaiono orizzontali per la forza del vento (ci accorgiamo che il ridosso funziona bene per proteggerci dal mare ma non riesce a proteggerci dal vento che qui non è meno forte di quanto sia fuori), 3) la coperta del July è ancora tutta bagnata per le onde che ci saltavano addosso lungo tutta la traversata fino a qui.
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Prima di entrare in porto, fervono i preparativi. A prua sistemo l'ancora pronta a filare.
Il viaggio fino a qui è finito. Nella foto sopra, Margherita mi coglie mentre vado a prora a preparare l'ancora pronta a filare per dare fondo in porto. Ma abbiamo consapevolezza di non essere alla fine dell'avventura: anzi, per la precisione, siamo quasi ad un terzo. Il “meglio” deve ancora venire: partiremo per Creta questa notte alle quattro. Speriamo che la burrasca molli un po' come dicono le previsioni. Ormai non abbiamo più scelta: siamo in ballo e dobbiamo ballare. Alle quattro partiremo e scopriremo solo in mare quel che succederà. Una volta partiti verso Sud, dopo poco, ci troveremo fuori dal cono di protezione offerto dall'isola e finalmente scopriremo la verità. In fondo, non pretendiamo molto: onde e vento ci vanno bene, ci spingono; vogliamo solo che l'aggressività delle onde non arrivi a farci fare una traversata veramente pericolosa.
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Ad Astipalaia la notte si annuncia breve ma serena. La burrasca, che fuori soffia forte, qui non si sente.
Il porticciolo è molto piccolo e non c'è molto spazio. Tuttavia siamo fuori stagione e troviamo posto sia noi sia, un po' più tardi, i “nostri compagni di viaggio occasionali” che abbiamo lasciato a “leccarsi le ferite” dopo quella sventolata che abbiamo preso al largo prima di arrivare. Sono francesi e non resisto alla curiosità di sapere cosa è successo a bordo (dato che li abbiamo persi di vista). Ci raccontano che hanno avuto danni al fiocco che è rimasto danneggiato da un lungo taglio vicino al punto di scotta... Ma, la cosa peggiore, ci dicono, è che hanno il RADAR fuori uso (...la vela lo ha colpito danneggiandolo seriamente e facendo volare in mare l'intero involucro di protezione... Tanto che posso vedere tutti i circuiti rimasti in bella mostra). I francesi sono favolosi. Mi dicono queste cose come se ognuno di noi non facesse che passare il tempo a tagliare le vele e scoperchiare le apparecchiature RADAR... Da come lo dicono, sembra tutto normale. Ma dando un'occhiata in cabina, mentre parliamo, mi accorgo che le cose stanno diversamente. Vi regna una confusione che la dice lunga su quei venti minuti di "attività febbrile" che hanno seguito la "botta".
Alle quattro del mattino, il July molla gli ormeggi per il grande salto. Non sappiamo nulla di cosa troveremo là fuori. La notte è buia, ma riusciamo lo stesso a vedere i contorni della costa mentre sgusciamo fuori dal porto. Una barca ci ha preceduto ed una sta arrivando dietro di noi. Ieri sera abbiamo conosciuto uno svizzero tedesco ed uno svedese che sverneranno insieme a noi ad Ayios Nikolaos: sono loro che stanno uscendo adesso. Per un po', dello stato del mare non sapremo niente: l'isola alle nostre spalle ci protegge. Comunque agguantiamo subito un bel vento che mette il July a “passo di carica”. Dovrò stare attento e concentrato per mantenere la barca alla massima velocità possibile: sono tante le miglia da fare e, se avessimo la possibilità di arrivare prima di notte, sarebbe un bene. Anche i minuti contano.
Abbiamo lasciato la protezione del porto da una mezzoretta e ormai credo proprio che siamo fuori da qualsiasi effetto dell'isola sullo stato del mare e del vento. La bella notizia è che il vento soffia forte, ma non fortissimo... Soprattutto, la situazione sembra stabile: non abbiamo avuto raffiche finora. La barca ha sin da subito preso il passo delle "grandi cavalcate", ma so che possiamo fare di più. Siamo partiti con le vele ridotte per non dovere manovrare di notte in caso di necessità... Ma adesso ho voglia di osare... Sento che non si rischia nulla... Non ci sono in giro segnali che mi facciano pensare ad un pericolo in agguato. In un attimo mollo tutta la tela che abbiamo... E questa volta voliamo.
Non c'è molto da dire a questo punto. Noi e la barca che ci precede (più grande), facciamo tutto il viaggio insieme: non ce la fanno a distanziarci. Lo svedese, purtroppo per lui, rimane indietro, tanto che lo perderemo di vista. Lo svizzero si ferma prima di noi... Arrivati all'ingresso del Golfo di Mirabello, vira e se ne va a dare ancora nella laguna di Spinalonga. Noi continuiamo a navigare e percorriamo le dieci miglia che ci rimangono per il Marina. Ieri abbiamo telefonato e sappiamo che il nostro posto è libero con le cime d'ormeggio che abbiamo lasciato pronte a riceverci. Arriviamo ancora col giorno... Farà buio dopo un quarto d'ora, alle sette circa. Una galoppata di ottantotto miglia tutte d'un fiato in una sola giornata non le avevamo ancora fatte.
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Il July entra nel Marina di Ayios Nikolaos dopo una galoppata di ottantotto miglia in un solo giorno.
È bello ritornare a casa... Qui ad Ayios Nikolaos abbiamo tutti gli amici... I vicini ci chiedono com'è andata e sentiamo un'aria di festa intorno a noi. È stato un modo "degno" di chiudere la stagione quest'anno. Siamo partiti dalla Tunisia, ci siamo fermati a Creta, siamo andati a toccare le coste turche e siamo rientrati qui... Possiamo anche lasciare che il July riposi un pochino: in fondo se lo è meritato.