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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Da Messina a Corfù
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Partiamo da Messina all'alba. Il meteo per oggi ci promette un viaggio sereno; speriamo proprio che sia così. Abbiamo davanti 67 miglia di mare (un lungo percorso giornaliero) con poco vento in previsione; ma se si alzasse monterebbe contro. Sarebbe un bel pasticcio. Non ci sono rifugi possibili tra Messina e Roccella Ionica, dove siamo diretti. Questo vuol dire che esiste solo un'opzione: arrivare a destinazione ad ogni costo. Infatti se mare e vento ci respingessero fino al punto di non poter avanzare, teoricamente, dovremmo tornare indietro fino a Messina. Ma questa è pura teoria... Non ci pensiamo neanche. Anzi, partiamo sicuri del fatto nostro.
Ad esser sinceri però, qualcosa disturba la mia tranquillità. Questa mattina, prima di partire, ho fatto i controlli di rito a motore freddo: controllo a vista, tensione delle cinghie, livello olio, livello liquido di raffreddamento, etc. Per la prima volta da quando abbiamo lasciato Torrevieja, ho trovato un po' d'acqua nella sentina subito sotto il propulsore. La quantità è irrisoria, non più di una tazzina da caffé. Ma mi chiedo da dove venga. Naturalmente ho cercato di scoprirlo, ma inutilmente. Terrò a mente questo fatto nei prossimi controlli.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
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Il tracciato in giallo mostra la rotta da Messina a Roccella Ionica; un percorso di 67 MN.
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Partiamo da Messina con un venticello contrario che non ci piace affatto. Comunque si mantiene al di sotto del limite... In altre parole, quasi non ci rallenta neanche. La cosa più importante è che il mare è piatto. Dopo un paio d'ore il venticello cala e rimane di intensità bassa o nulla per tutto il tragitto. Ci sono incendi in corso tra le vallate che solcano l'Aspromonte. Vediamo, qua e là alcuni elicotteri impegnati a spegnere il fuoco.
Quando arriviamo all'imboccatura del porto, ci vengono a prendere fuori con una barca per indicarci il percorso d'entrata libero da pericoli; ma è una cortesia inutile... Sappiamo che hanno dragato quest'anno, inoltre, conosciamo da soli il fenomeno di insabbiamento e la "forma" che assume: sappiamo come entrare.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
Il tracciato tratteggiato in giallo mostra la rotta da seguire per entrare a Roccella Ionica.
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La mappa del porto di Roccella Ionica, riprodotta qui sopra (immagine satellitare 2), mostra con chiarezza la rotta da seguire per evitare l'insabbiamento, problema che affligge questo scalo così importante per il diportista (è l'unico che esista dallo Stretto di Messina a Capo Rizzuto). Attracchiamo in pochi istanti assistiti da due o tre marinai che fanno di tutto per prendersi cura dell'amato July e poi ci "fiondiamo" subito alla reception per pagare: domani salperemo all'alba. È stato piacevole essere accolti in ufficio con un benvenuto speciale: ci conoscono, conoscono questo sito e si ricordano di noi. L'ultima volta ci siamo visti nel 2014, quando ci siamo fermati qui alcuni giorni nel tragitto dalla Grecia alla Spagna. Ricordano soprattutto la parabola per ricevere la televisione satellitare che avevamo posizionato sulla banchina, proprio a poppa della nostra barca.
Un'occhiata al meteo ci conferma il "disco verde" per partire domani mattina e noi, dopo una passeggiata in pineta e sul lungomare che porta all'abitato, ci concediamo una cenetta che pregustiamo già da qualche giorno: infatti abbiamo prenotato nell'unico ristorante del porto, famoso fra tutti i frequentatori soprattutto perché servono "la pizza metro".
Come da programma, l'indomani mattina all'alba ci prepariamo a salpare. Il controllo a freddo del motore prima di partire evidenzia per la seconda volta una perdita d'acqua in sentina: la cosa mi preoccupa. A Messina, la prima volta che ho trovato la perdita, parlavamo di una quantità come una tazzina da caffè... Questa volta parliamo di un bicchiere: tre o quattro volte di più. Continuo a non capire da dove arrivi quest'acqua. Comunque parliamo di una piccola perdita: un bicchiere d'acqua in sentina dopo 67 miglia di mare è veramente poco. Vedremo oggi, ci aspetta una tappa di 62 miglia... Un bel tappone per una navigazione giornaliera.
Ripercorriamo a ritroso la rotta di ingresso e, quando siamo "liberi", mettiamo il July alla frusta in navigazione per Capo Rizzuto. Infatti, intendiamo doppiare il capo e puntare su Crotone dove passeremo qualche giorno. Sappiamo che già da domani il meteo non sarà favorevole per andare in Grecia. Già... Proprio così... Crotone sarà la nostra ultima tappa in Italia: da lì intendiamo portarci direttamente all'isola di Corfù.
Per tutto il tragitto, rimango un po' sulle spine. Per quanto riguarda il mare, è veramente calmo. Il meteo ha annunciato un cambiamento radicale che dovrebbe interessare questa zona a partire da questa sera. Ma stiamo attraversando il Golfo di Squillace, una zona "maledettamente" malfamata per il marinaio fin dall'antichità. Lo stesso nome, "Squillace", fa riferimento al puffo che suona la tromba, ovvero il simbolo del vento forte pericoloso nelle antiche mappe per la navigazione. È uno dei pochi posti in cui il July, partito per un viaggio, ha fatto "marcia indietro" ed è rientrato in porto con la coda tra le gambe (la tappa da Crotone a Lipari del 1993).
Tuttavia, per fortuna, il tempo regge e passiamo Capo Rizzuto (così temuto...) in tutta tranquillità. Anzi, la foschia che ci ha accompagnato sin dalla partenza, verso mezzogiorno si dissolve e, piano piano, l'aria diventa sempre più tersa fino a regalarci una giornata bellissima dai colori vivi e dai nitidi contorni del paesaggio intorno a noi.
La nostra soddisfazione tocca il massimo appena doppiato Capo Colonna. Abbiamo l'ingresso del porto di Crotone dritto quattro miglia davanti a noi quando, come temevo, si alza un forte vento che non fa presagire niente di buono. Non è proprio in prora... Ci rallenta, ma non ci ferma e, a questo punto, non lo temiamo: qualsiasi cosa succeda entreremo a Crotone.
Ci mettiamo un'ora a percorrere quelle quattro miglia ma, quando entriamo dentro il porticciolo, sebbene non avessimo prenotato, uno dei marinai del marina ci riconosce da lontano e ci fa cenno d'accostare. Ci salutiamo, concordiamo il prezzo... È quello dell'ultima volta... In un paio di minuti siamo ormeggiati. È un gran sollievo essere qui oggi. Crotone ci piace, amiamo la sosta in questa città del sud capace di regalarci una qualità della vita sopra le righe. Non vediamo l'ora di perderci nel suo mercato della frutta, oppure in quello del pesce dove un nostro "amico" pescatore ci da, di volta in volta, quello che ha di meglio. Intanto però, ce ne andiamo a terra a fare due passi. Da dove abbiamo ormeggiato, dobbiamo fare più di un chilometro di banchina prima di raggiungere le case ed il centro. Ma camminare non ci spaventa... Anzi, ne abbiamo proprio voglia. Così, dopo aver fatto due "vasche nello struscio" (ad una certa ora il lungomare viene chiuso al traffico e la gente passeggia mollemente per tutto il viale), ci concediamo uno "Spritz" con olive e patatine prima di andare a cena in un posticino che conosciamo bene. È una splendida serata, il vento che a mare è già teso, qui a terra non da fastidio e noi ce la spassiamo ignorando completamente quello che potrebbe accadere a mare sin da questa notte.
L'indomani mattina, il mio primo pensiero è di andare a controllare il motore. Trovo tutto a posto... A parte la perdita di acqua che, come prevedibile, non è sparita. Comunque, anche se il problema non si è risolto da solo (mah!...), scopro che almeno la fuoriuscita di liquido non è aumentata. Abbiamo fatto oltre sessanta miglia e in sentina non abbiamo più del solito bicchiere. Questa volta però la situazione è diversa: qui a Crotone conosciamo un meccanico e, se serve, possiamo fermarci qualche giorno per individuare e riparare il guasto. Purtroppo oggi è sabato e non potremo interpellare il meccanico prima di lunedì. Ma mi sento molto rilassato. Qui a Crotone sappiamo bene "come muoverci". Il prezzo del posto barca è buono e la Grecia dista solo una tappa. Ce la prenderemo comoda. Comunque penso che ci sposteremo alla sede della Lega Navale, così saremo proprio in centro e non dovremo fare un chilometro ad andare ed uno a tornare tutte le volte che "andiamo a terra".
Quindi, la prima passeggiata del sabato mattina la facciamo fino alla sede della Lega dove, quando arriviamo, scopriamo che c'è una premiazione in corso...
Nella sede LNI di Crotone, troviamo la festa con la presenza del sindaco per la premiazione.
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Su, negli uffici, trovo il segretario e, dopo i convenevoli di rito, prendiamo accordi: al momento tutti i posti sono occupati, ma lunedì mattina due barche dovrebbero partire e, senza ulteriori contatti (il nostromo sarà avvisato in anticipo...), prenderò il July e ci sposteremo nel primo posto che si sarà liberato (al momento siamo ormeggiati di fronte, dall'altra parte del porto, una discreta distanza a piedi ma poche decine di metri via mare... Vediamo benissimo i loro posti barca).
Sistemata la questione dell'ormeggio, quasi alle dieci del mattino, ce ne andiamo al mercato dove sapevamo già che ci "saremmo persi"... E così è andata.
Passiamo il week-end in totale relax e alle otto del mattino di lunedì siamo già ormeggiati nel pontile degli ospiti della Lega. Prossimo "appuntamento", vedremo di andare a "scovare" il meccanico... Cosa che ci riesce senza problemi: verrà a bordo domani e "metteremo a posto tutto".
Dolce la vita qui a Crotone... Sento nel profondo dell'anima che riuscirei perfettamente ad adattarmi ai placidi ritmi di questo popolo millenario, discendente forse da quel "manipolo" di greci che nell'ottavo secolo avanti Cristo decisero di fondare proprio qui, dove non trovarono che poche capanne di un piccolo villaggio preistorico, quella che fu la prima colonia della Magna Grecia. Ma Margherita non possiede la mia "sensibilità" che mi spinge verso pensieri profondi nei quali perdermi in contemplazione... "Ma io partirei adesso" - comincia con fare monotono - "Anche se il motore perde un po' d'acqua... Andiamo a vela"... - E poi continua - "Lo sento che se non approfittiamo di questo vento favorevole, poi resteremo bloccati qui per un mese... E io non ho vaglia di fare qui la muffa... Ma io mi annoio... Cavoli! Ma cosa devo fare per farti smuovere... Guarda... È perché la barca non la so portare da sola... Fosse per me, saremmo già in Grecia da un pezzo".
Insomma, la situazione non mi consente di rilassarmi fino al punto che vorrei... Ma rimango il comandante: "si farà tutto quello che va fatto per partire con la coscienza a posto". E così aspettiamo (ma non in silenzio...) l'arrivo del meccanico a bordo.
Quando finalmente arriva, devo dire puntuale, non si perde tempo. Apriamo tutto per accedere al motore, accendiamo e cominciamo tutte le prove. Dopo un paio di minuti sento distintamente un'esclamazione di soddisfazione: ha trovato da dove ha origine la perdita. Uno dei tappi di fusione del monoblocco ha una crepa dovuta sicuramente a fenomeni di corrosione. Il motore, di per se, va benissimo. Ci sentiamo subito molto sollevati: è una splendida notizia. Senza la minima esitazione, do al meccanico l'incarico di procedere alla riparazione. Non mi piace navigare quando la barca non è completamente a posto.
La risposta che sento mi sorprende e mi lascia incredulo senza parole: "la sostituzione del tappo di fusione non è cosa da poco; bisogna sbarcare il motore e portarlo in officina. Per far questo bisogna mettere la barca a terra... E comunque, ormai siamo in agosto e io non metterei mano al problema prima di settembre". Quel che dice, il modo in cui lo dice, non ammette repliche... E se ne va.
A bordo rimaniamo "frastornati". Veniamo dalla Spagna, ci sentiamo pimpanti e vogliamo andare in Grecia dove a settembre verranno a trovarci degli amici carissimi e il povero July va benissimo, è in piena forma... Non esiste che ci fermiamo qui adesso... Dunque sarebbe finita qui la nostra stagione 2016?
Mi sento contrariato... Deluso... Fuori soffia ancora a burrasca... Intendiamoci, non una vera burrasca secondo la terminologia marinara, ma pur sempre cattivo tempo a mare. Margherita continua a spingere: "Partiamo lo stesso... Andiamo via adesso che il vento non è contrario... Se no, resteremo bloccati per chissà quanto tempo"
In pochi istanti, tutta la piacevolezza e la serenità del momento che percepivo fino a poco fa sono diventate sensazioni estranee. Come mi succede in questi casi, riesco ad isolarmi dal mondo. Devo prendere una decisione. Non stiamo giocando. Per arrivare in Grecia ci sono 130 miglia di mare e dobbiamo attraversare tutto il Golfo di Taranto e, peggio, il Canale d'Otranto... Un "postaccio" col quale non si deve scherzare. Prendo il tablet e mi metto a studiare il meteo. Devo prendere in considerazione l'eventualità d'essere costretto a navigare solo a vela, senza l'ausilio del motore.
Studiando e ristudiando il meteo non trovo notizie confortanti. Il vento rimarrà sostenuto da Nord nel Golfo di Taranto e da Nord-Ovest nel canale solo domani. Poi avremo una calma di alcune ore che precederà una vera burrasca. Decido allora di partire domattina. Andremo a vela fintanto che potremo. Voglio risparmiare il motore il più possibile. In fondo, fino a qua, siamo arrivati senza problemi... Anche se perdiamo più di un bicchiere d'acqua, dovremmo poter tenere sotto controllo la situazione. Faremo così: invece di andare diretti in Grecia, ci fermeremo a dormire a Santa Maria di Leuca.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 3)
Il tracciato tratteggiato in giallo mostra la rotta che seguiremo, in rosso quella diretta.
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Vediamo di chiarire: la rotta che intendo seguire passa dall'isola di Othonoi, il primo lembo di terra greca che raggiungeremo in questo viaggio. Da lì però, occorre ancora navigare parecchio per passare tutta la costa Nord di Corfù ed entrare nello stretto passaggio che la divide dall'Albania per entrare finalmente in acque protette e raggiungere Kerkira, la capitale, dove contiamo di ancorare in rada.
Con un occhio alla "cartina satellitare" qui sopra (immagine satellitare 3), il tracciato in giallo rappresenta la vera rotta che intendiamo percorrere; in rosso invece, quella che avremmo percorso andando direttamente senza ulteriori indugi. La cosa sorprendente per il "profano" è che la deviazione che ci concediamo ci costa veramente poco in termini di aumento delle miglia da percorrere. Infatti, l'intero percorso da Crotone a Kerkira, passando da Santa Maria di Leuka (tracciato giallo), è di 147 miglia. La stessa rotta, ma diretta (tracciato rosso), è in totale di 142 miglia... Solo cinque miglia di differenza. Ma quel che avremo in cambio vale moltissimo. Passeremo la notte dormendo invece che navigando ed in caso di problemi avremo una facile possibilità di cercare soluzioni a Santa Maria.
Quando annuncio che domani mattina partiremo, Margherita gioisce letteralmente. Sprizza allegria e contentezza e mantiene questo atteggiamento "frizzante" fino a sera, quando andiamo a dormire. Io invece rimango nervoso. Non mi piace fare queste cose. Non è prudente... E forse c'è qualcosa di più. Fa parte della cultura del marinaio mantenere una certa umiltà; non saprei come dire diversamente. Un atteggiamento di sfida è cosa che non mi appartiene. Neanche questa volta comunque si parte a cuor leggero. Ho pensato bene a quello che faremo ed è la soluzione più sensata. Cionondimeno, mi sento forzato dagli eventi e tutt'altro che rilassato... C'è burrasca fuori... E domani, anche se sarà in fase discendente, potrebbe sempre avere dei ripensamenti e costringerci alla lotta... Vedremo.
L'indomani mattina partiamo molto presto... Non è ancora giorno, piuttosto siamo alle prime luci dell'alba. Appena fuori le onde sono ancora alte e ci fanno avanzare a fatica. Dobbiamo distanziarci dalla diga abbastanza per fare le manovre necessarie ad issare la randa. Poi, con vele ridotte, spengo il motore e mettiamo alla vela. Il July si comporta molto bene. Rimane equilibrato e stabile col pilota automatico nonostante i colpi di mare che regolarmente ci investono. Margherita se ne sta di sotto nel suo "cantuccio da burrasca", ben puntellata con cuscini dappertutto. Io cerco senza riuscirci di evitare tutti gli spruzzi che non gradisco affatto. Sia chiaro, va tutto bene a bordo. Tuttavia rimango teso: potrebbe sempre peggiorare. In questo modo arriviamo veloci fin nel bel mezzo del Golfo di Taranto, nel bel mezzo della traversata per Santa Maria di Leuca dove mare e vento si acquietano tanto da consentirmi d'essere finalmente rilassato e persino di fare una piccola ripresa con lo smartphone (vedi sotto).
Calmatosi il mare, ormai senza spruzzi a bordo, si possono anche fare le riprese.
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La cosa interessante del filmato qui sopra, non è tanto riuscire ad apprezzare lo stato del mare che si sta calmando (si sa bene che i filmati appiattiscono le onde). Piuttosto è curioso notare alcuni particolari, quali, ad esempio, l'orizzonte che in alcuni momenti è tutto storto da una parte mentre la barca appare tutta sbandata dall'altra... Oppure vedere come l'acqua scorra a pochi centimentri dalla falchetta... Insomma, anche se si tratta di un video ripreso quando ormai tutto è finito, rimane una bella testimonianza di come "galoppiamo" verso quella Grecia che miriamo ormai da troppo tempo.
Comunque, in barba alla sensazione d'essere ormai arrivati a Santa Maria di Leuca (la buona visibilità da impressioni di questo genere), nella realtà, arriviamo che sta calando la sera. Con un sospiro di sollievo, essendo protetti dal vento di oggi dalla conformazione del promontorio, tutto appare calmo ed invitante quando buttiamo l'ancora per passare la notte. Margherita prepara una bella cenetta e mangiamo in pozzetto circondati dalle luci dell'abitato e rassicurati dai rumori della quotidianità che arrivano felpati da terra. Siamo proprio contenti che la traversata sia andata... Per domani ci aspettiamo di partire con vento debole o moderato al traverso e speriamo di arrivate all'altezza di Othonoi quando comincerà la burrasca annunciata. L'idea, o meglio la speranza, è quella di metterci il "canale" alle spalle prima che cominci il gran ballo. Lo stesso tempo meteorologico prima o dopo Othonoi non provoca le stesse conseguenze in mare. Nel bel mezzo del canale, una piccola barca, che tra le altre cose deve anche stare molto attenta alle navi in transito, può vedere "i sorci verdi", mentre nel tratto da Othonoi alle coste dell'Albania il mare negli stessi momenti rimane tutto sommato maneggevole.
Così, con questi pensieri ancora in testa, il giorno dopo, partiamo alle prime luci dell'alba avendo fatto il rabbocco necessario, come ormai sappiamo, di circa un bicchiere. Il mare è buono e navighiamo a motore; un venticello leggero ci consente di tenere fuori il fiocco e guadagnare un nodo di velocità. Non è poca questa differenza, soprattutto in viaggi lunghi. Così arriviamo in vista dell'Isola di Othonoi in un mare sempre più liscio ed un vento sempre più debole. Direi che va piuttosto bene... Secondo le previsioni, a quest'ora dovremmo essere all'inizio di una burrasca che durerà tre giorni. Invece il mare è quasi immobile ed io scatto una foto dell'isola proprio qui di fronte a noi.
L'isolotto di Othonoi: ormai siamo in Grecia.
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Ho molti pensieri per la testa. Apparentemente dovremmo gioire: essere qui, vuol dire essere in acque greche, il canale di Otranto è alle spalle e tutto a bordo va bene... Ma questa assenza di vento non è nelle previsioni e la cosa non mi piace per niente. Ancora pochi minuti e la calma di vento diventa assoluta. Persino il mare diventa calmo e liscio. La barca scivola bene navigando solo a motore... All'improvviso si accende la spia dell'alternatore: ho un sobbalzo. I problemi a bordo sono come le ciliege; mancano 35 miglia all'arrivo, saranno anche poche, ma è la distanza da Tropea a Messina... Il viaggio di un giorno in altre occasioni.
Con il propulsore in moto, apro il vano motore per dare un'occhiata. Voglio solo vedere se si è rotta la cinghia dell'alternatore. Se è così, non c'è problema. Il sole è alto in cielo e con i miei pannelli mi carico le batterie anche così... Per un attimo, un momento lungo quanto l'eternità, rimango allibito per quello che vedo. Poi, in un battibaleno reagisco. Con un'agilità sorprendente, in un balzo spengo il motore e disinnesco il pilota automatico. Ho la sentina piena d'acqua; se viene dal circuito di raffreddamento, potrei perdere il motore in un secondo. Ho anche la cinghia dell'alternatore rotta, ma mi accorgo con raccapriccio che quest'ultima, andando in mille pezzi, ha pensato bene di incunearsi sotto l'altra cinghia, quella della pompa dell'acqua, che incredibilmente non si è rotta ma rimane in tensione attorno alle sue pulegge pur avendo subito una torsione di uno o due giri. Non credo ai miei occhi. Com'è possibile che non si sia rotta anche lei?
L'atmosfera a bordo si fa surreale. In un attimo siamo passati dalla navigazione tranquilla in una bella giornata di sole ad un incubo. Non c'è un filo di vento, il motore non va, siamo in balia di una corrente che ci spinge verso una zona di bassifondi rocciosi attorno ad Othonoi e se dovesse venirci addosso l'attesa burrasca potremmo fare l' "en plein"... Ma questi pensieri durano solo un attimo. A bordo abbiamo una "signora" officina galleggiante e non dobbiamo gettare via la fortuna. Mi spiego meglio. So di avere una cinghia dell'alternatore di ricambio; purtroppo non abbiamo il ricambio della cinghia della pompa dell'acqua... Ma questa, in fondo, non si è rotta e posso cercare di recuperarla. In quanto all'acqua vedremo... Siamo in mezzo al mare, non dobbiamo stupirci poi troppo se vediamo dell'acqua.
Così, con un'efficenza che nessuno riconoscerebbe in me (neanche io...), prendo la cinghia di ricambio (so dov'è...), prendo i ferri e smonto tutto. Bisogna mollare tutta la pompa dell'acqua per fare in modo di avere tanto gioco da recuperare la cinghia miracolata. Con altrettanta velocità, metto tutto a posto, sostituisco i pezzi, tolgo l'acqua e riaccendo il motore per la verifica. Tutto ritorna apparentemente perfetto... Ma ovviamente non mi fido. Andremo avanti a motore (del vento non c'è traccia...) ma solamente a 1.500 giri. Vedremo!
Il mare rimane piatto, il vento latita e, alla sera, quando ormai comincia ad imbrunire, gettiamo l'ancora nella rada a Sud di Kerkira. Siamo in Grecia. Siamo arrivati. Certo, non è questa la destinazione finale (dobbiamo andare a Poros, nell'Egeo) ed abbiamo da risolvere i problemi della barca, ma adesso ci prenderemo tempo... Tutto il tempo del mondo. Domani mattina ci cercheremo un posto barca dove sostare per alcuni giorni e poi vedremo; per adesso ceniamo in barca in uno scenario da favola. Una discoteca sotto il castello ha illuminato vecchie colonne che richiamano esattamente un antico tempio e ci arriva una musica greca come non ne sentivamo da un bel po'... Abbiamo il cuore gonfio di gratitudine, oggi qualcuno ci ha aiutato.
La mattina dopo, per prima cosa, controllo il motore che, pianin pianino, ci ha portato comunque a destinazione. Che brutta sorpresa! La sentina è piena d'acqua... Come ieri quando eravamo davanti all'isolotto di Othonoi... Che disastro! Comunque ormai siamo arrivati a Corfù e, da una parte o dall'altra, affronteremo e risolveremo il problema. Nei nostri piani, vogliamo arrivare a passare il canale di Corinto e portarci nell'Egeo a fine agosto/inizio settembre... C'è tempo. So già dove andare a cercarmi un ormeggio a terra per starci una ventina di giorni: faremo vacanza e, nel frattempo, faremo riparare il guasto.
Così pulisco tutto, controllo, aggiungo acqua al radiatore (2 litri) e accendo. Tutto sembra funzionare perfettamente: "che rabbia!". Tiriamo su l'ancora e, col motore al minimo, entriamo in porto a cercar posto. Sono le otto del mattino. So bene che da queste parti procurarsi un posto barca è quasi impossibile... Ma è quel "quasi" che mi spinge a tentare. Dare ancora, passare la notte ed entrare di prima mattina... Fa tutto parte della strategia.
Facciamo un primo giro di ricognizione: non c'è un buco. Ne facciamo un altro... Magari ci sfugge qualcosa: niente. Sembra peggio del solito. Poi scorgo il "barcone" di un inglese che ricordo benissimo. Non abbiamo avuto occasione di conoscerci, un paio di anni fa, quando siamo stati qui una quindicina di giorni e più... All'epoca stava facendo un sacco di lavori a bordo per prepararsi a salpare: doveva andare ai Caraibi. Mi accorgo che ci sarebbe un mezzo posticino vicino a lui. Non è un posto. Piuttosto, la barca a fianco si tiene ad una certa distanza perché il barcone inglese ha degli enormi pannelli solari che spuntano dai lati e quindi non ci si può avvicinare. Ma io non ho intenzione di andarmene in rada...
Col motore sempre al minimo, mi poggio dolcemente tra le barche individuate prima. L'idea è quella di accostare e fermarsi rimanendo un po' fuori, distanti dalla banchina perché non c'è spazio per entrare. Vedo che l'altra barca al nostro fianco è chiusa; apparentemente non c'è nessuno. Potremmo inizialmente scendere a terra passandoci sopra senza scarpe. Poi, con calma, senza pretendere niente, ho già visto che tra le tre o quattro barche adiacenti c'è un po' di spazio da recuperare. Ci penseremo in un secondo momento.
Ma per quanto cerchi di fare piano, dal barcone l'inglese esce sbraitando... "Cosa sta succedendo?... Non si riesce a dormire tranquilli... Che cavolo stai facendo" - così ci apostrofa; si presenta in pigiama senza quel "fair play" che ci si attende da un inglese - "Ti chiedo scusa "- Rispondo - "ho una grave perdita del liquido di raffreddamento del motore ed ho bisogno d'accostare per capire cosa posso fare... Rischio di avere danni gravissimi se lo tengo acceso... Devo fermarmi. Mi appoggio qui per il momento, poi mi cercherò un posto"...
Nel frattempo, dalle barche vicine, sentendoci parlare, vengono fuori alcune persone che si raccolgono in banchina davanti a noi. Ho il sole in faccia e non li vedo bene... Ma alcuni di loro mi conoscono: "Marcello... Cosa fate qui? Come va? Avete bisogno d'aiuto?" - Sono le voci che si sentono da terra. - "Chi sono? Li conosci? Ma certo, non ti ricordi due anni fa... Sono rimasti qui parecchio tempo... Erano di passaggio... Andavano in Spagna... Ci siete po stati in Spagna?"
E così dicendo, tra le braccia che si protendono per i saluti, qualcuno comincia a dire "datemi una mano... Spostiamo queste barche... Facciamo posto al July... È uno dei nostri... Sistematevi e ormeggiate come Dio comanda... Poi ci sentiamo per festeggiare l'incontro.
"Bob" - Qualcuno dice all'inglese - "Dagli una mano ad entrare... Lo conosciamo bene... Adesso lo conoscerai anche tu"... Bob capisce anche se gli hanno parlato in italiano... Adesso mi aiuta: gli passo una cima di prua e mi sistemo come posso. Metto giù la passerella... Siamo a terra. Poi faremo un ormeggio come si deve; per adesso va bene così.
Rimaniamo diversi giorni a fianco della barca di Bob e stringiamo con lui una vera amicizia... Fino a quando non deve rientrare in Inghilterra per un mesetto: affari di famiglia.
Il video che mostra la barca di Bob accanto alla nostra.
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Vorrei poter descrivere molto meglio questi primi giorni in Grecia. La difficoltà sta nel fatto che viviamo, tutte insieme, molte sensazioni diverse, a volte persino contrastanti, e percepiamo ciascuna di queste molto intensamente. Provo a fare un esempio: 1) Ci sentiamo arrivati... Ma non è affatto vero; siamo diretti a Poros che dista da qui 260 miglia nautiche... La distanza che c'è da Genova a Cala Gonone, nel bel mezzo della costa orientale della Sardegna (ben oltre la meta ultima delle nostre vacanze di tanti e tanti anni che si fermavano ben prima nella Costa Smeralda o, al massimo, a Punta Coda Cavallo, appena a Sud di Tavolara). 2) Abbiamo una gran voglia di fare vacanza senza pensare a niente; ma la riparazione del motore si rivela subito una cosa difficile e colma di rischi... E ci stressa non poco. 3) Vorrei che la riparazione fosse fatta dalla concessionaria ufficiale Lombardini qui sull'isola; ma mentre io sono risoluto a non voler spostare la barca per non rischiare danni irreversibili, loro insistono perché la si porti a Gouvia dove hanno l'officina. 5) Vorremmo affrontare subito il problema motore per toglierci di dosso questa "spada di Damocle"; ma abbiamo preso accordi con Marco, nostro figlio, che ci verrà a trovare prendendo un volo diretto da Milano... E, costi quel che costi, è una cosa alla quale non vogliamo assolutamente rinunciare.
Comunque, pur passando continuamente da un sentimento ad un altro, trascorriamo giorni bellissimi, indimenticabili. Non è spiegabile, ad esempio, quel che proviamo quando, il primo giorno, andiamo a mangiare in quel localino dove si ricordano di noi ancora così bene...
Appena sistemato il July a Benitses, andiamo alla "nostra taverna"... Si ricordano di noi...
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Wow... Questa si che è vacanza. Mentre il July "sotto" fa le cozze, noi ce la spassiamo. Affittiamo spesso la moto: sono andato a fare un "accordo quadro" con una brava persona che le affitta. Si ricorda di me e dei tanti amici gel gruppo: gli diamo tutti molto lavoro. Gli ho anche spiegato che quando verrà Marco, di moto ne prenderemo due per qualche giorno: quindi concordiamo un prezzo unico forfettario e, quando ne ho bisogno, gli chiedo la moto anche per un solo giorno senza bisogno di ridiscutere il prezzo. E poi... Facciamo tanti bagni. L'acqua cristallina, una spiaggia con tanto di docce e la "nave appoggio" lì vicino per tutte le nostre necessità... Che favola. Non vediamo l'ora che Marco arrivi per condividere con lui il Paradiso.
...E Marco finalmente arriva. Ha solo lo zaino come bagaglio e neanche di quelli grandi: lo vado a prendere in moto e "dribliamo" così il traffico che ad agosto si fa veramente intenso. Giornate molto belle quelle trascorse in compagnia del figlio... Ci concediamo, dosando bene le varie componenti, un po' di tutto: riposo, mare, giro dell'isola, visite culturali, etc. Quando partirà, avrà ancora tutte le vacanze davanti a sé. Un gruppo di amici lo aspettano a Milano per andare tutti insieme in Malesia. Lasciamo nella sfera privata quel che succede. Come tutte le cose belle, anche per questa viene la fine... E arriva quindi il giorno della partenza.
Siamo soli. Abbiamo fatto di tutto e di più in questa "vera vacanza" che è la nostra sosta a Corfù. Adesso è il momento di prendere il "toro" per le corna e risolvere una volta per tutte il problema del motore. So io come fare... Ritorno alle origini. So bene che un cabinato a vela moderno non è fatto per navigare senza motore. Si ha un bel dire che l'uomo ha navigato così per millenni: era tutto diverso. A bordo le braccia non mancavano e barconi, anche piuttosto grandi, si potevano spostare anche a remi. Persino le vere navi, in caso di bisogno, potevano calare in mare le scialuppe per farsi trainare ovunque servisse. Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà: sono stufo di questo "impasse"... Domani mattina partiremo alla vela pura col July: destinazione Gouvia dove il meccanico ci ha promesso di dedicarci tutto il tempo che servirà sin dal momento del nostro attracco.
L'indomani, alle sette, con una brezzolina residuo di quella notturna, salpiamo. Accendo il motore solo quando tutto è pronto, gli ormeggi mollati e la barca è libera di muovere. Si tratta di una manciata di secondi; appena fuori spengo tutto e comincio ad issare le vele. Il vento è veramente poco, troppo poco; ma il mare è così liscio che la carena prende a scivolare nella direzione giusta. Non è un viaggio semplice e neanche comodo. Serve dedizione, attenzione, tenacia. Occorre guadagnare ogni singolo metro in direzione della meta. Ma alla fine, non solo arriviamo a destinazione, ma abbiamo anche la fortuna di avere vento favorevole (solo un alito) per entrare e passare il canale tra i bassifondi che orlano l'ingresso della baia dove si trova il marina. Finito il canale, caliamo le vele e chiamiamo per radio. Chiediamo di assegnarci un posto per delle riparazioni. Una barca di servizio ci scorta all'ormeggio senza problemi e un'ora dopo il meccanico è già a bordo.
Tralasciamo i particolari. Quel che c'è da sapere è che il problema è dato proprio dal tappo di fusione perforato ma, a differenza di quel che mi hanno detto a Crotone, qui non mi devono sbarcare il motore. Adesso preparano quel che serve, procurano i pezzi, prendono accordi con lo specialista per le parti elettriche che dovrà smontare e rimontare il motorino d'avviamento (e non solo) e domani mattina faranno tutto. Saremo liberi di salpare a fine mattinata.
Sembrano tutti molto tranquilli... E tranquilli e professionali rimangono fino alla fine dei lavori. L'indomani, come da programma, siamo pronti a ritornare al posto barca dal quale siamo venuti con la barca pimpante e pronta a prendere il mare. Basta fare le cozze. Adesso siamo pronti a riprendere il nostro viaggio per l'ultimo tragitto di questa stagione... Poros ci aspetta.