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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Da Roccella a Marzamemi

Navigation

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* 1° itinerario 2010

* 2° itinerario 2010

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Dopo aver passato una decina di giorni a Roccella Ionica in pieno relax, il "18 agosto" salpiamo. Destinazione, una bella baia subito a sud di Taormina. Avevamo a lungo atteso una finestra di bel tempo prima di salpare. L'impazienza di Margherita si era fatta sempre più evidente a bordo del July, così avevo deciso di partire non ostante le avverse previsioni.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                 (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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Foto satellitare della baia a Sud di Taormina (molto esposta al cattivo tempo).

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Queste, per lo stretto di Messina, parlavano di un vento da Nord sui venticinque nodi: non era certo il "bel tempo" che cercavo… Ma non era neanche una vera burrasca. Così abbiamo ripreso il mare al mattino presto, circa le sei, e ci siamo avviati a motore lungo la costa. La giornata era molto bella: non una nuvola in cielo. Inoltre il mare era piatto. Più tardi, verso le nove del mattino, molti "barchini" lasciavano le spiagge piene di bagnanti ed uscivano spensierati… Le previsioni meteo sembravano del tutto "sbagliate" in una mattinata come quella.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                     (immagine satellitare 2)

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Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Foto satellitare della rotta seguita dal July da Roccella a Marzamemi.

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Dando uno sguardo alla carta (vedi immagine satellitare 2), si vede bene che, avendo come destinazione Taormina, avrei dovuto seguire la costa anche oltre "Brancaleone Marina", piegando a Nord. Questa rotta mi teneva sempre "ben protetto" dal vento che soffiava da terra molto alto sopra le nostre teste. Non nascondo che nutrivo qualche speranza anche contro ogni logica (le previsioni meteo a breve scadenza sono già da qualche anno molto affidabili). Comunque quel che mi aspettava è ben presto apparso chiaro: una "striscia scura" lontana di prora ci annunciava vento forte ed onde lì davanti. Pazienza, anche se tra me e me facevo finta di credere che si fossero sbagliati, in realtà, l'avevo sempre saputo… E così, "il ballo"annunciato stava ormai per cominciare. Mano a mano che andavamo avanti, entravamo sempre di più nel tratto di mare influenzato dalle condizioni meteo in corso nello stretto di Messina. La giornata continuava a rimanere bella: non una nuvola in cielo… Anzi, l'aria era straordinariamente limpida. Navigando in prossimità delle coste calabre, in genere, la foschia tende a nascondere la costa siciliana. Invece quel giorno navigavamo "dritti verso l'Etna" che si ergeva possente proprio di fronte a noi. Appariva sorprendentemente grande e vicino: veramente gigantesco. In poco tempo, ci siamo trovati nel pieno della "buriana". Ma le cose non andavano affatto male. Sebbene il vento previsto fosse di venticinque nodi, noi ne avevamo una trentina al traverso; tuttavia, avevo confidato sul fatto che il "fetch" sarebbe stato molto contenuto ed infatti le onde non superavano il metro e mezzo di altezza. Inoltre, venendo da Nord come previsto, il treno d'onde rimaneva leggermente "appoppato" rispetto al traverso in virtù della rotta che facevamo (vedi immagine satellitare 2). Il July, in compenso, volava. Le onde, data la loro direzione, probabilmente non contribuivano attivamente alla velocità impressa alla barca… Ma, in compenso, sicuramente non la frenavano. Abbiamo navigato così per tutto il pomeriggio, poi, verso le sei di sera siamo giunti a poche miglia da Taormina: la nostra destinazione. Vento e mare non accennavano a placarsi e la costa, che ormai non era più così lontana, appariva troppo esposta per poter immaginare di passare la notte all'ancora in rada. La cosa più saggia da fare era quella di proseguire piegando a Sud, verso il porto di Catania distante, più o meno, una ventina di miglia.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                 (immagine satellitare 3)

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Foto satellitare della rotta seguita dal July per entrare nel porto commerciale di Catania.

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Abbiamo quindi cambiato rotta piegando a Sud. I treni d'onda, che prima venivano di lato sulla destra, adesso ci arrivavano da poppa. La conseguenza di questo cambiamento per la vita a bordo era che tutto ormai diventava semplice. Il vento apparente (quello che viene percepito a bordo) era notevolmente diminuito ed il mare arrivava regolare semplicemente spingendoci sulla nostra rotta. Alle 23 circa siamo entrati in porto. Ci siamo diretti verso il pontile privato che avevamo utilizzato nel viaggio di andata: l'idea era quella di chiedere uno sconto sulla tariffa giornaliera per accoglierci fino alle sette di mattina. La volta precedente, avevamo pagato 25 euro al giorno e si pensava che una quindicina, per poche ore, sarebbero stati considerati un prezzo equo. Tutto sbagliato !

Interpellati via radio ci hanno detto che avevano posto ma, per quanto riguarda i costi, in agosto il prezzo era di 35 euro al giorno e che avremmo dovuto pagare l'intero importo anche per poche ore.

Beh ! Peggio per loro: ci saremmo tenuti i nostri soldi.

Così siamo andati ad "affiancarci" ad un barcone che abbiamo trovato "disponibile" nel posto indicato nella foto sopra. Sicuramente eravamo "abusivi". Se ci avessero visti, qualcuno avrebbe sicuramente avuto da ridire. Ma la gente di notte dorme… e noi saremmo partiti prima che potessero accorgersene. Così la mattina dopo, alle sette circa, ci siamo svegliati sentendo delle voci a poppa in banchina: erano dei locali appassionati di pesca che gettavano le loro lenze li vicino. Come succede in questi casi, ci siamo messi a parlare ed abbiamo saputo che, almeno fino alle ore 12, il peschereccio che utilizzava quel posto non sarebbe rientrato: potevamo stare tranquilli. Così, fatta colazione, abbiamo preso il carrello e siamo scesi a far la spesa. Era meglio approfittare d'essere in banchina perché avevamo deciso che saremmo andati ad ancorarci in rada davanti al porto grande a Siracusa… E così abbiamo fatto. Con la cambusa piena avremmo potuto rimanere all'ancora tranquillamente a lungo e il 19 agosto siamo partiti.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                     (immagine satellitare 4)

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La rada a Sud di Siracusa ( la prima notte restammo alla ruota, poi andammo in banchina ).

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Infatti, arrivati a Siracusa prima di pranzo, abbiamo calato l’ancora in rada a Porto Grande nella posizione da noi preferita: non troppo distante dal “Canale dell'Ortigia" all’interno del quale avevamo l'abitudine di sbarcare col "tender" (vedi foto sopra). Devo dire che questa rada è ben conosciuta dai "vacanzieri a tempo pieno" come noi. I motivi di tanta popolarità sono noti:

1. si tratta di un porto naturale abbastanza sicuro con ogni tempo
2. fondale eccellente tenitore
3. nell'abitato si trova di tutto 
4. in Italia le coste offrono pochissimi ancoraggi protetti e la Sicilia non fa eccezione 
5. stando all'ancora non si paga.

Ho già avuto occasione in passato di dire che "il popolo delle barche" nel Mediterraneo, quelli che vivono a bordo tutto l'anno o quasi, è fatto da francesi, inglesi, olandesi, danesi, svedesi e Norvegesi; di italiani non ce n'è. O meglio, ci siamo noi e un'altra coppia che conosciamo. Naturalmente non è proprio così: si fa per scherzare… Ma è pur vero che siamo pochissimi. Credo che il motivo principale di ciò risieda nel fatto che abbiamo abitudini "comodose": ci piace vivere comodamente. Anche il July, in fondo, non si sottrae del tutto a questa "regola". Infatti, appena arrivati in rada a Siracusa, abbiamo tirato fuori il binocolo e ci siamo messi alla ricerca di barche note… Di amici che fossero alla ruota come noi. Abbiamo trovato due o tre barche già viste prima tra le quali lo "Shogun" di Jurg con il quale avevamo fatto amicizia a Roccella Ionica. Abbiamo fatto la nostra parte: siamo rimasti all'ancora per un intero pomeriggio ed una notte ( la vita rude non ci spaventa! ).

La mattina dopo però, appena svegli, invece di prendere il tender per scendere a terra, ci siamo andati ad ormeggiare alla banchina di Porto Grande (vedi foto sotto).

Elaborazione di un'immagine disponibile in internet

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La banchina alla quale abbiamo ormeggiato.

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Mettendomi nei panni di chi dovesse leggere queste righe, due domande mi sorgono spontanee:

 

1. se esiste una così bella banchina disponibile, perché mai la gente si ostina a sostare in rada?
2. perché mai noi, invece di ormeggiare subito in banchina, abbiamo dato fondo in mezzo agli altri?

 

Bisogna considerare il fatto che la rada di Siracusa è piuttosto grande; quando si alza il vento non è raro che questa banchina diventi intenibile per le barche come la nostra (nessun problema invece per barche molto grandi o per le navi). Mentre in rada, una volta che l'ancora abbia agguantato, la barca è al sicuro, in banchina si rischia di dover scappare al volo. Pertanto gli equipaggi, che vogliano scendere a terra e lasciare la barca in sicurezza, preferiscono restare in rada. Una bella sorpresa è stato l'arrivo in banchina del Talitha degli amici Vittorio e Danielle. Erano partiti da Roccella prima di noi ma si erano fermati a Catania da loro conoscenti alcuni giorni. Siamo rimasti tre giorni ormeggiati alla banchina di Porto Grande, tre giorni nei quali il vento si è comportato da "galantuomo". Poi, il terzo giorno, siamo andati a salutare gli amici della Lega Navale che avevamo ben conosciuto durante la nostra lunga sosta a giugno. Siamo sinceri nel dire che, nelle nostre intenzioni, si trattava solo di saluti: nessun secondo fine. Però, una volta che ci hanno visti…"Ma dove avete la barca ?… Perché non venite da noi ?… Abbiamo un posticino…"  -  Così ci siamo trasferiti alla Lega dove siamo rimasti "ospiti" tre giorni.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                  (immagine satellitare 4)

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A Marzamemi il nuovo porticciolo per le barche è stato costruito 1km a Sud del centro.

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Siamo stati fortunati, infatti il tempo aveva cominciato a cambiare e, mentre alla Lega potevamo stare tranquilli, al Porto Grande avremmo dovuto metterci in rada. Così, trascorsi in totale relax i tre giorni gratis di ospitalità che la sede di Siracusa della Lega concede ai soci in transito, siamo partiti verso Sud: ormai avevamo Malta nel mirino. Abbiamo deciso quindi di fermarci per una notte nel porticciolo di Marzamemi e poi ripartire per La Valletta. Ho inserito la "foto satellitare 4" per mostrare chiaramente quale sia la reale situazione: il porticciolo (chiamato pomposamente Marina) è molto lontano dal centro abitato. Marzamemi è circondato da bassi fondali. Esiste un molo di protezione, vicino alla vecchia tonnara, ma solo le barche a motore possono trovarvi posto: anche li i bassi fondali non consentono alle barche a vela di avvicinarsi.

Elaborazione di un'immagine disponibile in internet

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La piazza principale è a fianco dell'antica tonnara.

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Dal porticciolo occorre fare una passeggiata di circa un chilometro per raggiungere il centro. Però dobbiamo dire che ne vale sempre la pena. Piazza Regina, la piazza principale del paesino si trova a fianco dell'antica tonnara. Un tempo questo spiazzo veniva utilizzato per le varie operazioni che la vita della tonnara imponeva alle genti che vi partecipavano. Tutt'intorno abitavano i lavoratori più fortunati, quelli che occupavano un posto stabile di rilievo nell'organizzazione (sicuramente non lavoratori stagionali). Oggi le loro case sono occupate da accattivanti e folcloristici ristorantini che, soprattutto la sera, mettono fuori i loro tavolini creando una magica atmosfera.

Elaborazione di un'immagine disponibile in internet

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La sera in piazza Regina si crea una magica atmosfera.

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Dopo una bella serata passeggiando immersi nel borgo antico, siamo rientrati in barca abbastanza presto: l'indomani era prevista la partenza alle 6. Però la notte non è stata granché riposante: è passata tra tuoni, fulmini e scrosci d'acqua. Un milione di volte, ben protetto nel mio cantuccio all'interno del Marina, ho pensato "Ma chi me lo fa fare ?... Mi sa che domani non esco dal porto…" Invece, alle sei del mattino, ho deciso di mettere il naso fuori. Le onde erano alte, ma non troppo e venivano da Nord-Est. Avremmo fatto una traversata veloce.