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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Gita a Spinalonga

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Spinalonga ci attira irresistibilmente. Già quando siamo arrivati abbiamo dovuto rinunciare ad avvicinarci all’isola per vederla dal mare (la burrasca in arrivo ci ha indotto a puntare direttamente verso il porto). Ogni giorno ne parliamo ma, per un motivo o per l’altro, siamo ad Ayos Nikolaos da un bel po’ e non ci siamo ancora andati. Sappiamo che è qui vicina e ci sembra che "tanto" ci possiamo andare anche domani. Ma questa volta ci andremo davvero.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                             (immagine satellitare 1)

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L'isola-fortezza di Spinalonga è a guardia della laguna di Elounda.

Da quando abbiamo iniziato a seguire la costa ionica della Grecia, per poi giungere fino a Creta, abbiamo seguito la rotta più battuta per l’oriente che, sin dall’epoca delle repubbliche marinare, è rimasta in mano ai veneziani per secoli. La storia di queste repubbliche è costellata di rivalità tra loro che spesso sfociava in guerra aperta. Naturalmente, allora, come in quasi tutte le lotte di oggi, era una questione di "soldi". I viaggi via terra sono stati per secoli difficili ed insicuri. Soprattutto era difficile e costoso trasportare grandi quantitativi. Le navi potevano essere riempite con varie tonnellate di merce. Chi si spingeva lontano, ad oriente per esempio, poteva riempirsi le stive di beni che in Europa non venivano prodotti. Facendo una selezione oculata di "cose preziose", queste potevano trovare in patria acquirenti facoltosi disposti a spendere cifre considerevoli per acquistarle. In epoche in cui i trattati internazionali, come li conosciamo oggi, non esistevano, chi poteva tendeva ad eliminare la concorrenza con la forza. Le repubbliche marinare non si sottraevano a questo meccanismo. Vediamo come funzionava.

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L'isola-fortezza di Spinalonga, a nord di Kolokytha, vista entrando nel golfo da nord.

I traffici marittimi avvenivano soprattutto navigando lungo costa. Fino a tempi relativamente recenti, fare il punto nave a largo era impossibile. Esistevano sistemi per effettuare navigazioni d'altura, ma non erano accessibili alla grande massa. Un marinaio che navigasse sin da bambino, imparava a conoscere le coste che batteva e, se diventava comandante, aveva imparato ad usare i punti di riferimento lungo le rotte che conosceva. Inoltre, si preferiva navigare per tappe successive relativamente brevi. I capricci del tempo, i venti sfavorevoli, le possibili rotture, la necessità di imbarcare cibi freschi ed acqua, tutto spingeva ad organizzare viaggi seguendo la linea di costa e fermandosi in sosta nei vari porti lungo la rotta. Questi porti, nella quasi totalità, erano insenature o rade protette. Una nave, quando partiva, contava di effettuare una tappa fino al porto successivo dove fare scalo per le consuete operazioni di routine. Se una potenza marinara si impadroniva di questi porti naturali, li fortificava militarmente e ne gestiva l'accesso secondo la propria convenienza, di fatto impediva agli altri di navigare o ne imponeva il prezzo. Così ha fatto Venezia. Si è impadronita in questo modo delle rotte per l'oriente ed ha creato, per secoli, una condizione di quasi monopolio per alcune merci che venivano dalle popolazioni dell'Asia e dell'Asia Minore.

Il metodo classico per "prendere possesso" di un porto (naturale o non) era quello di costruire una fortezza in una posizione opportuna per poter tenere sotto tiro le navi che entravano ed uscivano. La fortezza di Spinalonga risponde in pieno a queste esigenze. La laguna di Elounda (immagine satellitare 1), è ancora oggi una rada sicura con ogni tempo. E' impossibile entrare o uscire evitando la minaccia della fortezza costruita dai veneziani. Inoltre, qui potevano stanziare in piena sicurezza alcune navi militari pronte a prendere il largo per affrontare chi volesse passare in questo tratto di mare sottraendosi al controllo di Venezia.

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L'isola-fortezza di Spinalonga domina l'intera laguna di Elounda.

Prendiamo da Wikipedia questa breve descrizione delle vicende storiche dell'isola: "Nel 1.579 i veneziani costruirono una possente serie di fortificazioni sull'isolotto di Spinalonga, sulle rovine di un'antica acropoli, in modo da controllare il traffico marittimo senza concedere possibilità di approdo. Quando l'isola di Creta cadde in mano ai Turchi nel 1669 dopo un lungo assedio, Spinalonga fu - assieme a Suda e Granvousa - uno dei tre forti che i veneziani poterono mantenere in proprio possesso per assicurarsi le rotte commerciali verso il Levante. La presenza veneziana durò per altri 46 anni, e la fortezza restò in mani veneziane per tutto il XVII secolo, offrendo rifugio ai cristiani che fuggivano dai Turchi. La capitolazione avvenne nel 1715, dopo un ultimo assedio di tre mesi , quando durante la guerra di Morea la Serenissima dovette distogliere le forze navali per la difesa dei possedimenti di terraferma. L'isola fu poi trasformata in fortezza ottomana, e tale restò fino all'inizio del XX secolo, quando i Turchi furono a loro volta cacciati da Creta. Fu allora che si decise di sistemarvi le persone colpite dalla lebbra a Creta. Il lebbrosario, l'ultimo in Europa, si trovava nel forte veneziano; fu restaurato dai lebbrosi stessi che vissero là dal 1903 al 1957. La comunità contò fino a 300/400 membri e comprendeva tutte le figure che si potevano incontrare in qualsiasi villaggio greco, dal barbiere al pope. Oggi l'isola è disabitata, ma resta uno dei principali siti turistici della regione. È facilmente accessibile in battello da Agios Nikolaos, in un'ora o due di traversata, da Elounda in un quarto d'ora e da Plaka in cinque minuti."

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album fotografico    - click -   "Spinalonga"      - istruzioni -

Per chi avesse poi interesse a conoscere le più significative posizioni sull'isola...

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... nella mappa qui sopra ho riportato la dislocazione di alcune chiese risalenti al periodo veneziano, della moschea del periodo ottomano, delle cisterne veneziane e di quelle turche... Così come l'allocazione dell'ospedale e dei cimiteri dei due periodi. Per quanto riguarda gli accessi alla fortezza, ve ne sono due importanti. Quello principale è segnato sulla carta in basso al centro; quello secondario, che si trova nel lato sud, è quello dal quale si entra e si esce ai giorni nostri (nella mappa, a destra). Vi sono anche tracce di un passaggio (una minuscola porta tra spesse mura) sul lato est dell'isola (è il punto 6 presso il cimitero ottomano). Un'altra cosa che mi sembra interessante precisare è che, guardando la mappa, si vede con precisione come fossero disposte le mura ed i bastioni. In particolare, si nota come l'abitato fosse tutto raggruppato nella parte che guarda la laguna, ovvero la parte interna dell'isola, nella zona più protetta da eventuali attacchi dal mare.

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Nell'immagine (secolo XIX) si vedono le case al punto di imbarco di oggi.

"Spinalonga nel periodo ottomano (1715 - 1898)"

L’insediamento ottomano dal XVIII secolo alla metà del secolo XIX.

 

Durante il XVIII e XIX secolo, Spinalonga ha avuto funzione di fortezza, seppure di importanza secondaria. Una guardia di circa 200 persone viveva nella piccola isola insieme ad una popolazione di famiglie musulmane che avevano scelto questo posto come loro residenza permanente soprattutto per ragioni di sicurezza. Così, un piccolo insediamento militarizzato ha potuto crescere funzionando anche sia da prigione che da località d’esilio. Nel 1821 vivevano qui circa 20 famiglie (251 persone).

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Sopra la scalinata, si vede la moschea con il minareto.

L’insediamento ottomano nella seconda metà del XIX secolo (momento di massimo splendore)

 

Nella metà del XIX secolo, come parte delle riforme decretate dall’impero ottomano, una speciale licenza di commercio con l’estero fu accordata al porto di Spinalonga. L’attività mercantile in questo porto fornì nuove prospettive di sviluppo. L’isola divenne densamente popolata e nel 1879 diventò una municipalità indipendente. Nel 1881 vi erano 1112 persone che vivevano a Spinalonga. Questa inaspettata crescita attirò l’attenzione delle forze rivoluzionarie che cominciavano ad organizzarsi a Creta alla fine dell’ottocento. Quando Creta fu posta sotto il controllo delle Grandi Potenze (Inghilterra, Francia, Italia e Russia), le forze francesi vi sbarcarono. L’indipendenza di Creta fu causa di una massiccia emigrazione dei musulmani che migrarono principalmente verso le coste dell’Asia Minore e Spinalonga, in pochissimo tempo, subì l'abbandono decretando di fatto il declino dell'isola.

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Foto delle case sulla strada principale di Spinalonga (Sec. XIX)

Negozi ed abitazioni durante l’insediamento ottomano


Molte delle costruzioni ancora oggi visibili all’interno della fortezza di Spinalonga erano case dei musulmani che vivevano qui nel periodo ottomano. Queste erano strutture a due piani col tetto spiovente ed imbiancate dentro e fuori. Avevano degli ingressi contornati in pietra (vedi foto sopra), delle porte di legno e delle finestre dipinte con colori sgargianti. Ogni casa aveva il suo cortile, circondato da alte mura, che ospitava semplici piccole costruzioni come un forno o delle latrine. I pavimenti erano piastrellati ed i cortili in ciottolato. La maggior parte di queste case benestanti erano anche dotate di un proprio sistema di raccolta dell’acqua con tanto di cisterna interna. Nella parte più a sud della strada principale c’era un considerevole numero di negozi e di caffè con vetrine e grandi e belle entrate sulle facciate. Quasi tutte, avevano una stanza anche al primo piano.

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Le case imbiancate degli ottomani in una foto di fine secolo XIX.