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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Kekova, Finike fino a Marmaris
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Siamo rimasti a Kas per quattro giorni... E ce li siamo proprio goduti. Ci siamo sistemati nel nuovo marina che è stato volutamente costruito per essere un posto di lusso. Dei bagni favolosi con impianti doccia ultramoderni a pochi metri dalla barca, un'affascinante piscina dotata di tutti i comfort ed una simpatica cittadina a mezzora dal porto ci hanno consentito di rifarci delle piccole privazioni che abbiamo dovuto accettare per poter rimanere così a lungo a Kastellorizo, dove non esistono ormeggi attrezzati.
Ma, dopo quattro giorni, perfettamente riposati, abbiamo sentito di nuovo il “richiamo del mare” e siamo partiti per navigare verso Est.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
Foto dai nostri itinerari
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Rotta del July dopo la partenza da Kas in direzione Est... Sosta a Kekova e viaggio a Finike.
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La prima tappa di questo viaggio ci ha portato nella laguna di Kekova. Si tratta di un posto famoso sia per lo “spettacolo della natura” (isole, isolotti e baie sperdute in uno scenario molto bello), sia perché meta turistica per visitare reperti archeologici rari ed affascinanti. Qui, in effetti, nei tempi antichi, vi era una fiorente cittadina che ha lasciato importanti resti visitabili ancora oggi. La cosa affascinante però è che un fenomeno di bradisismo ha fatto affondare in mare buona parte delle costruzioni ed oggi si fanno visite in barca per vedere da vicino questi reperti sommersi.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
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Rotta seguita dal July per entrare nella laguna a Kekova e partire poi per Finike.
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Dopo un viaggio tranquillo e senza storia, siamo entrati nelle acque interne di Kekova fino ad andare a gettare l'ancora nella laguna interna di fronte al piccolo villaggio di Kaleüçağız. Siamo riusciti a dare fondo molto vicino ai pontili che vengono utilizzati dai barconi turistici. Ci siamo “piazzati” così vicino perché il vento teso ci infastidiva nell'uso del tender indispensabile per andare a terra. Lo stesso giorno del nostro arrivo, abbiamo avuto tutto il tempo per andare a vedere le rovine dell'antica cittadella della Licia (come si chiamava all'epoca questa regione). Poi, come a noi piace fare ogni tanto, abbiamo scelto un ristorantino sul mare per una cenetta all'aperto che ci ha consentito di godere appieno della particolare atmosfera di questo posto sperduto. In effetti, quasi non ci sono case... Voglio dire che le costruzioni che si vedono sono ristoranti. Qui i turisti arrivano sui pullman durante il giorno, si imbarcano per la gita sull'acqua e, al ritorno, si fermano a pranzare in uno di questi locali. Alla sera, non rimane che qualche turista sceso, come noi, da una barca che staziona all'ancora nella laguna.
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Album fotografico - click - "Kekova" - istruzioni -
Il giorno dopo abbiamo fatto i turisti a tempo pieno (vedi album fotografico sopra). Prima siamo andati a piedi a visitare la necropoli a Est del paesino poi abbiamo preso la barca e siamo andati a vedere le baie interne e le rovine sommerse così strane e piene di fascino. L'indomani mattina, verso le nove, abbiamo salpato l'ancora: l'idea era quella di andare a vedere le antiche costruzioni sommerse dal fenomeno del bradisismo già citato. Tutto a bordo si è svolto regolarmente ed in men che non si dica il July si è trovato operativo come sempre. Siamo usciti dalla laguna interna e, dopo qualche centinaio di metri, il propulsore ha cominciato a dare segni di malfunzionamento. Il numero di giri non era più costante... Anzi, era calato sensibilmente. Messo il motore al minimo, ho fatto immediatamente rotta per riportarmi al punto di partenza: ovvero dove avevamo dato ancora il giorno prima.
Con grande trepidazione, ci siamo "ficcati" nello stretto passaggio fra le rocce. Io tenevo le dita incrociate: mi veniva freddo a pensare cosa sarebbe successo se il motore ci avesse mollato proprio quando il July era circondato dagli scogli.
Comunque, come il buon Dio ha voluto, siamo passati indenni e si è fermato tutto solo dopo, quando eravamo ad alcune decine di metri dall'ancoraggio. Ho chiesto a Margherita di prepararsi a dare fondo e, sfruttando quel poco di inerzia che rimaneva, alla fine ci siamo ancorati proprio nel posto giusto. A questo punto, la mia prima preoccupazione è stata quella di fare una manovra che avevo in mente già dal giorno prima: usare il tender per portare una cima a terra... Poi, alando di poppa e mollando la catena dell'ancora portarmi in banchina. La sosta li non è permessa... Ma in caso di emergenza...
Dopo una buona mezzora di duro lavoro, il July era correttamente ormeggiato al pontile: così sistemato era protetto ed in grado di affrontare anche condizioni meteo avverse. Inoltre, per affrontare i "nostri guai", ci faceva comodo essere in banchina: potendo scendere a terra direttamente dalla barca, avremmo anche potuto far salire un meccanico a bordo.
Una prima ispezione alla "macchina" è stata sufficiente per farmi intuire quale fosse il problema: avevamo liquido verde in sentina...
Avevamo perso tutto il liquido di raffreddamento dello scambiatore di calore.
Ho scoperto subito un manicotto stranamente pendente. Il tubo di uscita del termostato, dove era collegato, si era "staccato" dal corpo centrale per corrosione... Pazzesco!
Soprattutto però, era l'intera situazione ad essere "pazzesca". Eravamo in un posto sperduto senza possibilità di trovare assistenza e, a rincarare "la dose", non era pensabile uscire a vela da quell'intricato e stretto passaggio tra gli scogli per prendere il largo ed andare a cercare aiuto.
Tuttavia, non eravamo isolati dal mondo. Soprattutto durante il giorno, c'era un via vai di pullman e di turisti che si imbarcavano su “barconi” che andavano e venivano continuamente.
Già... I barconi... Ce ne erano un gran numero ormeggiati nello stesso nostro pontile. La maggior parte non aveva gente a bordo; "come faranno" - mi sono chiesto - "se hanno problemi meccanici... Dovrà pur esserci qualcuno a cui si rivolgono in caso di emergenza".
Così. chiedendo qua e là, alla fine, ho trovato aiuto. Hanno chiamato un meccanico distante venti chilometri che ha saldato i due pezzi del termostato rotto ed ha rimesso in moto il motore. A questo punto però, mi hanno consigliato di andare a Finike per fare sostituire il termostato riparato con un pezzo nuovo... E la mattina successiva siamo partiti.
Il July all'ormeggio nel marina di Finike.
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Finike è stato uno scalo tecnico per noi. La località non ha particolari attrattive (nella foto sopra si notano i "palazzoni" che si affacciano direttamente sul mare). Ci hanno comunque sostituito il pezzo e siamo ripartiti tre giorni dopo con un obiettivo preciso: fare rotta per Marmaris dove avevamo prenotato per la sosta invernale. Una volta arrivati, avremmo avuto tutto il tempo per fare un controllo generale approfondito di tutto il motore.
Così, abbiamo intrapreso il viaggio a tappe: la prima ci ha portato di nuovo a Kekova dove però abbiamo evitato di entrare nella laguna interna. Abbiamo infatti gettato l'ancora in un posticino tranquillo dove abbiamo passato la notte (vedi immagine satellitare 2). Il giorno dopo abbiamo fatto rotta per Kastellorizo dove abbiamo deciso di passare qualche giorno in totale relax. Amiamo Kastellorizo.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 3)
Rotta del July nel percorso da Kastellorizo a Marmaris (tappa finale della stagione 2012).
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Quando infine siamo partiti da Kastellorizo (ai primi di settembre), abbiamo fatto come prima tappa Kalkan. Si tratta di una località turistica molto gettonata. Eravamo partiti presto al mattino e quindi siamo arrivati prima di mezzogiorno: abbiamo avuto tutto il tempo di visitare il paesino. Il porto è sempre molto affollato e noi abbiamo trovato un posticino per miracolo. Oltre alle barche da diporto, è affollato da barche da pesca e turistiche di ogni dimensione. Non ci è sembrato il caso di restare... E siamo ripartiti subito il giorno dopo.
Abbiamo puntato ad una sosta tecnica, solo per spezzare il viaggio. In questa costa esiste una baia molto interessante: la baia di Göcek. Ma non avevamo voglia di attardarci ulteriormente. Abbiamo deciso che saremmo andati a Göcek in un'altra occasione. Così abbiamo puntato una piccola insenatura protetta chiamata Katacaören.
Il viaggio, con tempo buono, è stato senza storia e, quando siamo arrivati, abbiamo scoperto con sorpresa un campo boe che occupava praticamente tutta l'insenatura. Nessuna possibilità di dare ancora in qualche angolino. Una barchetta si è staccata dalla costa per venirci incontro: “la sosta alla boa è gratis” - ci ha detto il barcaiolo - “non pagherete nulla se cenerete al nostro ristorante”.
Elaborazione di una foto del "Katacaören Restaurant" disponibile sul web.
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Visto che, ancora una volta siamo partiti ed arrivati presto, ci siamo goduti una bella sosta in questa baia. Una sosta tutto sole e tutto mare... Un mare limpido con mille sfumature di colori dallo smeraldo al turchese.
La sera infine, siamo scesi a terra per cenare. Nel corso della giornata, una dopo l'altra, erano arrivate moltissime barche e non c'erano più boe disponibili. Di conseguenza, tutti i tavoli erano al completo. Per fortuna, essendo arrivati tra i primi, ci hanno riservato un bel posto con una bella vista sulla baia. Ci è sembrato un po' caro... Ma è andata bene così. L'indomani ci aspettava l'ultima tappa: Marmaris... La tappa finale.
Infatti, alle prime luci, come sempre, l'indomani siamo salpati per navigare in una giornata di sole con mare calmo e cielo limpido. La barca, senza onde a rallentarla, filava veloce sull'acqua a specchio. Unica nota dolente di questo viaggio è stata la "pompa di alimentazione" del motore che ha cominciato a perdere gasolio. Alla fine del viaggio, ero costretto a serrare le viti di tenuta ogni mezzora... Ma l'importante era arrivare: avremmo avuto tutto il tempo per riportare il motore al "suo antico splendore".
Così, con qualche ansia... Ma niente di più, siamo arrivati a Marmaris.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 4)
Foto satellitare del marina. È evidenziato l'ormeggio a noi assegnato.
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Giunti nel braccio di mare di fronte al porto, abbiamo annunciato il nostro arrivo via radio. Sono organizzati con “computer” e, con buona efficienza, hanno suito trovato la nostra scheda: ci aspettavano. Ci hanno assegnato un bel posto nell'area più protetta di questo “marina di dimensioni impressionanti”.
È difficile spiegare perché fossimo così felici al nostro arrivo. Certo, tutte le ansie e le incertezze degli ultimi giorni erano ormai alle spalle... Ma c'era di più. Eravamo arrivati in Turchia, al nostro posto stagionale e tutto sarebbe stato nuovo per noi. Ci affascinava la nuova avventura.
Il marina è dotato di tutti i comfort. Esistono, sparsi ovunque, dei bellissimi bagni con docce ben fatte a pochi metri dalla barca. Ci sono bar, ristorante, piscina, supermercato, “yacht chandler”... Ed una prestigiosa “club house” con divani, poltrone, bigliardo, biblioteca ed accesso ad internet. Abbiamo subito tirato fuori le biciclette: sarebbero state molto utili.
Le nostre vacanze erano tutt'altro che finite. Certo, avremmo potuto anche lasciare il July fermo fino alla stagione successiva... Ma non è quello che abbiamo fatto. Avremo cercato di mettere a posto la barca approfittando di avere a portata di mano specialisti per ogni esigenza. Le priorità sarebbero state il motore, gli osteriggi da sostituire (aperture a finestra sul ponte che, in caso di burrasca, lasciavano infiltrare qualche goccia d'acqua) e la costruzione di uno spoiler in acciaio inox per sostenere i pannelli solari. Ma avremmo anche avuto tempo per organizzare delle gite a terra... Ed infine, anche una vacanza all'interno del marina non sembrava poi essere tanto male.
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