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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
La costa spagnola
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Mancano solo due giorni alla fine di maggio e noi siamo pronti per partire da Torrevieja. Abbiamo deciso di ritornare in Grecia: per vivere in barca, per gente come noi, la Grecia rimane l'ultimo dei paradisi possibili nel Mediterraneo. Le ingorde politiche di Spagna, Francia e Italia hanno fatto delle rispettive coste un brutale meccanismo di “drenaggio” fiscale a carico di chi possiede un'imbarcazione. Soprattutto in Italia, ogni possibile struttura è stata concessa al privato a caro prezzo. Quest'ultimo, avendo mano libera per farne ciò che vuole, opera al solo scopo di rivalersi e di massimizzare i suoi profitti senza cultura e senza scrupoli. Inoltre, spesso, soprattutto a sud, a prezzi esagerati corrispondono servizi inesistenti. In Grecia invece, sanno bene quanto renda il turismo nautico e non sono disposti a far scappare le barche.
La prima tappa sarà il "Real Club de Regatas de Alicante". L'anno scorso, dopo aver visitato le isole Baleari in lungo e in largo, ci siamo fermati al club un paio di settimane; ci siamo trovati bene e ci piace l'idea di ritornarci. Inoltre, essendo soci del Real Club Nautico de Torrevieja, abbiamo la possibilità di essere ospitati gratuitamente per due giorni: approfitteremo dell'offerta.
Abbiamo l'intenzione di navigare lungo costa per imparare a conoscere abbastanza bene il litorale spagnolo bagnato dal Mediterraneo. Poi, dopo Barcellona, pensiamo di ripiegare verso le Baleari, poi la Sardegna e la Sicilia e dirigere sempre ad Est fino a Corfù. Non sappiamo ancora dove svernerà il July, ma siamo in contatto con alcuni amici per avere informazioni aggiornate.
Foto dai nostri itinerari
Alle sei del mattino del 30 maggio 2016 lasciamo l'ormeggio che ha visto il July stazionare più a lungo in assoluto da quando è cominciato il suo “tour” del Mediterraneo nel 2009. Piuttosto che cambiare porto continuamente (pagando un ormeggio giornaliero), abbiamo optato per una selta diversa: al fine di ridurre le spese d'ormeggio, ci siamo fermati in un bel marina (pagando una tariffa mensile). Questa strategia ha funzionato bene, ma ha prodotto una sosta che si è prolungata oltre ogni previsione.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
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Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
La rotta seguita dal July nel percorso da Torrevieja ad Alicante il 30 maggio 2016.
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Ci fa un certo effetto riprendere il mare. Come tutti gli anni succede, siamo alla prima uscita della stagione. La barca è stata messa a punto scrupolosamente e tutto è stato controllato più volte, ma il mare ci ha insegnato che tutto questo non basta: occorre fare almeno cinquanta miglia, con una o due soste intermedie, prima di poter pensare che tutto è a posto. Accadono le cose più impensabili... Ed infatti, prima di uscire dal porto, inserisco il pilota automatico per un'ultima verifica prima del viaggio vero e proprio: “orrore! Si rifiuta di ubbidire al comandante.”
Naturalmente, il giorno prima mi ero accertato che funzionasse e tutto sembrava andare bene. Ma il guasto che presenta è subdolo ed è sfuggito al controllo di routine a barca ferma. Se metto in rotta la barca ed aziono il pilota, questo tiene la rotta. Se però do il comando di accostare per qualche grado, il sistema impazzisce e porta la barca completamente fuori rotta.
Dopo un primo momento carico di un certo nervosismo (nel dubbio se rientrare per provvedere alla riparazione prima di partire), decido di continuare verso Alicante. Qui ci fermeremo un paio di giorni e provvederemo. In fondo possiamo resistere. Una volta messa la barca in rotta, il pilota automatico mantiene la prua: ci arrangeremo.
In realtà, alla fine, il primo viaggio si svolge senza intoppi. Ripercorriamo quel tratto di mare fatto al contrario l'anno scorso. Passiamo a poca distanza dall'isola di Tabarca che ci è tanto cara ed arriviamo a destinazione come previsto. Naturalmente abbiamo avvisato del nostro arrivo e ci aspettano. In men che non si dica, ci assegnano un posto e scendiamo a portare i documenti alla "reception".
Alla reception del "Real Club de Regata de Alicante" il 30 maggio 2016.
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Subito dopo aver fatto l'entrata, ci prendiamo un momento di relax. Andiamo nella terrazza del Club e ci facciamo servire “dos cañas” (il modo spagnolo di chiamare le “birrette” servite spesso con alcune “tapas” d'accompagnamento...). Ad Alicante passiamo due giorni molto gradevoli. Conosciamo tutto quel che ci serve e non abbiamo problemi. Purtroppo ci rendiamo subito conto che la riparazione del pilota automatico sarà un problema serio. Tuttavia non ce ne preoccupiamo molto. Infatti veniamo a sapere che a Valencia c'è la sede dell'importatore: ci rivolgeremo a lui.
Tralasciamo di fare un "reportage" su questa sosta: abbiamo già descritto Alicante l'anno scorso... Così, due giorni dopo, riprendiamo il mare con destinazione Altea. Non è molto distante e ci siamo già stati. Su Altea non c'è molto da dire ed anche a bordo del July, in fondo, tutto fila liscio. Si tratta di una sosta tecnica, come una sosta tecnica sarà la tappa successiva a Gandia. Qui siamo stati l'anno scorso in auto ed abbiamo soggiornato in uno splendido hotel in riva al mare. Non nascondo che ci ha fatto un "certo effetto" rivederlo: non siamo abituati ad andare "per alberghi" quando siamo in giro in barca...
L'hotel a Gandia nel quale abbiamo soggiornato l'anno scorso.
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Come abbiamo già detto, dato che il costo di un posto barca per un mese costa oltre mille euro meno della somma di trenta soste giornaliere, noi abbiamo deciso di fermarci al Real Club Nautico di Torrevieja e di affittare un'auto per andare a fare le nostre gite in giro per tutto il paese. Per i viaggi di molti giorni, abbiamo programmato naturalmente le opportune soste in albergo proprio come abbiamo fatto qui a Gandia. Adesso, dopo un anno dal nostro arrivo in Spagna, stiamo concludendo il “giro” andando a conoscere anche i porti che ci “mancano”. Con “licenza poetica” vedrò di inserire in questa crociera le “rimembranze” dei posti che tocchiamo via mare ma che abbiamo conosciuto via terra. Ad esempio, qui a Gandia abbiamo avuto l'opportunità di visitare il Palazzo Ducale dei Borgia che erano originari di questi luoghi.
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Album fotografico - click - "Palazzo ducale di Gandia" - istruzioni -
I Borgia, durante i secoli XV e XVI, furono una famiglia molto potente in Italia e non solo. Sono famosi i due pontefici Callisto III ed Alessandro VI; soprattutto quest'ultimo ebbe una condotta ritenuta, già all'epoca, torbida e senza scrupoli. Papa Alessandro VI fu così potente da potersi permettere, durante il suo pontificato, l'esercizio di un nepotismo sfacciato e senza freni che aggiungeva scandalo alla già chiacchierata condotta libertina di cui tutti sapevano nel Palazzo Apostolico (ed anche fuori). Papa Alessandro VI nacque proprio qui vicino: a Xàtiva, per la precisione. Questa zona, all'epoca, faceva parte del regno di Valencia il quale, a sua volta, era sotto la corona d'Aragona.
Un'altra bella ed interessante visita da fare quindi è proprio quella del castello di Xàtiva, a pochi chilometri da Gandìa, ancora ben tenuto ai giorni nostri. Noi, naturalmente lo abbiamo fatto nel 2015 e riproponiamo qui di seguito le immagini raccolte in quella occasione.
Il castello di Xàtiva appare ancora oggi una costruzione estremamente affascinante. Le sue forme rispecchiano in pieno quello che dovrebbe essere un castello medievale nell'immaginario di molti di noi. Forse molta parte di questo "appeal" è dovuto al fatto che occupa non una ma due sommità di un monte. Mi spiego meglio: esistono due cime collegate da una selletta ed il castello si erge sia sulla prima che sulla seconda (un po' più alta) che rimangono collegate da mura, torri e fortificazioni varie. Questo fatto rende la sua forma complessa così da aderire a quell'immagine di "costruzione intricata" e "piena di antri e cunicoli" che bene aderisce alle nostre aspettative.
A dispetto di ciò, nella realtà, il castello non ha mai assunto nel tempo grande importanza strategica. Era in uso durante la guerra con i Germanici (una fazione politica valenziana) e durante la guerra di successione. Tuttavia, i rilevanti danni subiti dalla struttura durante i bombardamenti delle truppe di Filippo V nel 1707, sommati a quelli inferti dal terremoto del 1748, misero di fatto il castello definitivamente fuori gioco.
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Album fotografico - click - "Xàtiva" - istruzioni -
Come abbiamo detto, la nostra sosta a Gandìa è una sosta tecnica, quindi, appena svegli, il mattino dopo, partiamo per Valencia. Ci siamo organizzati, per quanto possibile, per provvedere alla riparazione del pilota automatico: abbiamo preso informazioni dettagliate sull'importatore che ha una sede con laboratorio proprio al Real Club Nautico de Valencia dove siamo diretti. La distanza è relativamente breve: sono circa 27 miglia di navigazione ed infatti arriviamo poco dopo mezzogiorno dopo una traversata semplice e senza storia.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
Il Real Club Nautico Valencia in un'immagine satellitare (la rotta d'entrata ed il posto assegnato).
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Come d'obbligo, scendiamo subito a terra a disbrigare le pratiche di ingresso presso l'apposito ufficio. Siamo smaniosi di finire per poter contattare il laboratorio per le riparazioni di cui abbiamo bisogno. Ci danno indicazioni chiare su dove andare, così, il più in fretta possibile andiamo. Ormai è quasi l'una, speriamo di trovarlo ancora aperto.
Siamo fortunati. Arriviamo trafelati e vediamo una persona che ha tutta l'aria di essere il proprietario proprio mentre si accinge a chiudere la porta. A noi basta solo prendere accordi... Fare sapere che ci siamo e presentare il nostro caso. Ci presentiamo... È proprio il proprietario... La persona giusta. Ci tratta con grande cortesia e dice di essere in grado di risolvere la cosa senza problemi ed in poco tempo. Poi aggiunge: "oggi è venerdì, chiudiamo all'una e non ci siamo fino a lunedì... Se volete, fatevi trovare qui all'apertura lunedì mattina e risolveremo tutto in fretta".
Caspita che delusione!... Per come ce ne ha parlato sembra che sia in grado di sistemare tutto in poche ore. Adesso, ci tocca mettere le tende fino a lunedì...
Ma, non è possibile!... Benedetti spagnoli.
Così, ci mettiamo il cuore in pace e cominciamo a pensare cosa fare. Beh!... Adesso... All'una... Cos'altro se non andare a vedere come se la cavano in questo club per sfamare i poveri soci. Questi pensieri ci affollano la mente mentre ci dirigiamo verso il ristorante. È già piuttosto pieno, ma in Spagna alle 13h:00' è ancora presto per pranzare e troviamo un bel posticino, ventilato al punto giusto e all'ombra dove, siamo sicuri, staremo bene. "Dos cañas por favor"... Dobbiamo annegare la nostra delusione.
Il Real Club Nautico de Valencia in un'immagine disponibile in internet.
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Come abbiamo già detto, conosciamo già piuttosto bene Valencia: ci siamo venuti via terra da Torrevieja nello stesso viaggio che ci ha portato anche a Xàtiva e Gandìa. Anzi, se siamo al Real Club Nautico lo dobbiamo, oltre alla necessità di riparare il pilota automatico, anche ad una scelta fatta proprio in occasione della citata visita. Infatti, per noi che amiamo le barche a vela, Valencia esercita una formidabile attrazione: in questa città si è svolta, nel 2007, la trentaduesima edizione della Coppa America.
Se fossimo arrivati qui per la prima volta venendo dal mare e senza conoscere nulla, avremmo sicuramente cercato un posto barca nella darsena che ha ospitato la famosa manifestazione (situata in città a Nord del grande porto commerciale... Mentre il Real Club Nautico è a Sud e molto lontano dalle case). Abbiamo tutti negli occhi le immagini televisive di quei giorni: banchine superattrezzate, ambienti nuovi e strutture bellissime fatte apposta per ospitare le barche, tanta bella gente che gremiva i pontili e che sembrava semplicemente una ovvia conseguenza del fatto che il retroterra di quell'evento era una grande e vivace città della Spagna.
La verità però è ben diversa. Visitare quelle banchine ci ha sorpreso profondamente. Sembra che il grande "circo" della Coppa America abbia abbandonato il posto non più tardi di ieri lasciando un vuoto incolmabile. Non è stato toccato nulla. Persino i capannoni affittati alle squadre più blasonate e più ricche, con tanto di logo e di gigantografie d'immagine (Prada, Horacle, Alinghi, New Zealand, etc....), rimangono vuoti ed intoccati da allora. Lo scalo è completamente deserto e, praticamente, non ci sono barche. Lo specchio d'acqua è molto mal protetto dal vento e dal mare: ipotizziamo che proprio questa sia la causa della non sfruttabilità delle gettate per farne un meraviglioso marina. Camminando lungo il canale che porta dal mare alla darsena interna, occorre percorrere più di un chilometro dai capannoni e dalle banchine interne per arrivare ai pontili destinati all'ormeggio usati attualmente (la foto sotto mostra chiaramente la disposizione delle due darsene, se così vogliamo dire...).
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 3)
La darsena a Nord che ha ospitato le barche della Coppa America 2007.
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Con riferimento all'immagine satellitare qui sopra, quando, al rientro dopo ogni regata di America's Cup, seguivamo in televisione le barche trainate dai gommoni verso i rispettivi “cantieri”, queste percorrevano il lungo canale nella rotta di ingresso tracciata con la linea gialla tratteggiata. Ho messo in evidenza, come esempio, il luogo esatto dove si trovano le strutture che furono di Alinghi, Prada e New Zealand (solo alcuni dei Club più famosi).
Al marinaio sorge spontanea una certa riflessione: quel canale è molto lungo ma anche largo ben ottanta metri e porta dritto al mare... È logico che un vento dal largo che soffi nella sua direzione generi risacca, come è logico che il moto ondoso che si presenti all'ingresso del porticciolo, riflettendosi sulle gettate esterne, diriga poi inesorabilmente sulla darsena interna rendendo la sosta di una barca sgradevole se non pericolosa.
Conclusione: volendo venire qui ad ormeggiare, non si accede alla darsena interna, al contrario si rimane in una delle due strutture esterne dove la risacca, poca o tanta che sia, è perenne ed in più si rimane ad oltre un chilometro dalle abitazioni.
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Album fotografico - click - "America's Cup" - istruzioni -
Se vogliamo accennare brevemente a Valencia come città da visitare, dobbiamo dire che è meritatamente il capoluogo di una regione piena di storia che riesce ad essere un concentrato di attrazioni per il turista. Esiste da tempo immemorabile la così detta Comunità Valenciana che corrisponde, più o meno, alla regione da qui attualmente amministrata. Non è questa la sede per dilungarci in una descrizione dettagliata di tutto quel che c'è da sapere e da vedere; ci limiteremo quindi, senza un ordine voluto, solamente a qualche accenno. Ad esempio, il folcloristico mercato al coperto che molto racconta di un aspetto fondamentale della cultura locale.
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Album fotografico - click - "El mercado de Valencia" - istruzioni -
Dalla parte opposta della strada, rispetto all'ingresso del mercato, si trova un altro posto molto interessante da visitare: “il mercato della seta”. Chi, tra noi italiani, si è interessato un pochino di storia, non tanto dei grandi eventi, quanto dell'evoluzione dei costumi, della società e dell'economia, sa bene come, a partire dal medioevo, l'Italia sia diventata il maggior produttore di “seta” d'Europa. La società dell'epoca, detto proprio a grandi linee, aveva un'economia basata su due pilastri: l'agricoltura e l'artigianato (ovvero le fabbriche). I nobili possedevano le terre e le facevano coltivare dai contadini nullatenenti e costretti a lavorare pesantemente solo per poter mangiare. In questo modo l'intera classe della nobiltà si procurava ingenti fortune che usavano a profusione per poter apparire in società di fronte ai loro pari. Ciò si traduceva in una domanda di mercato di beni, più o meno raffinati, in grado di soddisfare i bisogni di coloro che avevano la possibilità di spendere. La conseguenza è stata quella di un accrescimento delle città, in contrapposizione con le campagne, dove si concentravano le botteghe degli artigiani (i precursori della borghesia che conosceremo più avanti). In questo meccanismo, le produzioni di stoffe, di velluti e della seta furono il fulcro di una fiorente economia che si protrasse fino a tutto l'ottocento.
Sebbene l'Italia primeggiasse in Europa per qualità e raffinatezza, ciò non vuol dire che il resto del continente stesse a guardare. In altre parole, molti centri di produzione sorgevano un po' ovunque generando ricchezza e benessere dappertutto. Di tutto ciò, la sede del “mercato della seta di Valencia” è un esempio ed una testimonianza decisamente interessante.
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Album fotografico - click - "Il palazzo del Mercato della Seta a Valencia" - istruzioni -
Un'altra bella cosa da vedere a Valencia è la cattedrale: attrae molti turisti. Decisamente meno sono coloro che salgono sulla torre campanile per guardare la città vista dall'alto. Noi, quando ci siamo stati, appena varcata la soglia dell'ingresso principale, appena a sinistra, abbiamo per prima cosa affrontato la salita. Abbiamo naturalmente fatto alcune foto da lassù... Solo dopo, una volta scesi, abbiamo visitato l'interno della chiesa. Qualche immagine qui sotto ci è utile per ricordare.
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Album fotografico - click - "La Cattedrale di Valencia" - istruzioni -
Ci sono altre cose da vedere a Valencia... Naturalmente. Mi viene in mente l'Ayuntamiento (il municipio...) dove, all'epoca, siamo entrati per fare due foto ed abbiamo trovato un matrimonio che ci ha offerto uno spaccato delle loro abitudini...
Ma la cosa che abbiamo lasciato per ultima, la più interessante in assoluto, è la visita all'acquario. C'è stato, come abbiamo visto, un momento nel quale la città di Valencia ha visto piovere investimenti colossali in un piano di rilancio formidabile. In questo piano a lungo termine, due cose brillano sopra le altre: l'organizzazione della “Coppa America 2007” e la costruzione della “Città Della Scienza” nella quale l'acquario emerge di gran lunga come la realizzazione più importante.
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Album fotografico - click - "La città delle scienze - Valencia" - istruzioni -
Il nome formale e completo di questo enorme e modernissimo complesso è “Città delle Arti e delle Scienze”. Ne vediamo una breve presentazione per immagini qui sopra. Al suo interno troviamo musei, gigantesche ed attrezzate sale per organizzare eventi, un cinema con uno schermo di proporzioni straordinarie e, come abbiamo detto, anche il famoso “Acquario di Valencia”.
Quando siamo venuti, nell'ottobre dell'anno scorso, abbiamo dedicato tutto il tempo e l'attenzione che l'acquario di questa splendida città merita. La sua fama era già arrivata alla nostra attenzione e siamo arrivati preparati. Per evitare possibili code all'ingresso, avevamo persino biglietti prepagati acquistati sul loro sito web ufficiale. La visita non ci ha deluso. Proviamo, ma davvero senza pretese, a darne un'idea con le immagini seguenti.
Video girato nell'acquario all'interno della "Città delle Arti e delle Scienze" di Valencia.
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Spiegare cosa sia “la città delle arti e delle scienze” a chi non l'ha mai visitata di persona è un'impresa che supera le mie capacità. Tutto, in questo luogo, è così profondamente inusuale che non si sa da che parte cominciare. Potrei citare per primo uno degli aspetti più sorprendenti di questa esperienza: le dimensioni. Intendo tutte le dimensioni in gioco... La superficie globale interessata è così vasta che il visitatore si trova completamente immerso in questa architettura: ovunque l'occhio possa spaziare, tutto fa parte di un medesimo scenario. Ma anche le dimensioni di ciascun componente sono impressionanti. Edifici a dir poco enormi intervallati da grandi spazi aperti... Ma non vuoti. Qui una gigantesca fontana, li dei giardini che sembrano un parco... Ed ancora delle immense scalinate o qualche infinito colonnato (anche se il termine colonnato è improprio... Si tratta comunque di elementi architettonici ripetitivi che mi ricordano un colonnato). Siamo di fronte a qualcosa di sorprendente che immagino faccia all'uomo moderno lo stesso effetto che potevano fare alcune meraviglie dell'antichità (piramidi, il colosso di Rodi, il colosseo, etc.) agli uomini di quei tempi. Ciò detto, l'aspetto più sorprendente non lo abbiamo ancora citato: sono le forme ardite, varie, diverse che sono completamente originali... Ovvero, non ricordano nulla di quanto abbiamo mai visto altrove prima d'ora.
In questo scenario, per completare la visita all'acquario, all'orario convenuto, siamo andati poi a vedere lo spettacolo in vasca dei delfini (ingresso alla manifestazione incluso nel presso del biglietto d'ingresso).
Video girato nell'acquario all'interno della "Città delle Arti e delle Scienze" di Valencia.
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Bene, dopo tutte queste “rimembranze” sulla città di Valencia, riportiamo la nostra attenzione sul problema principale: il pilota automatico. Nel frattempo siamo arrivati a lunedì e, alle nove del mattino, come da istruzioni, ci presentiamo con “tutti i pezzi” all'apertura del laboratorio.
Devo dire però, che almeno all'inizio, non succede niente. Il titolare arriva in effetti puntualmente, ma prende i pezzi e ci informa che il tecnico arriverà più tardi e darà un'occhiata per poterci dire qualcosa... Insomma, dobbiamo aspettare. Ci telefona quando sa qualcosa... Che stress!
Alle undici (ormai ci eravamo rassegnati ad una lunga attesa) ci chiamano in laboratorio. Il pilota non è riparabile... Punto. Mezzora di trattativa e finalmente si decide che possiamo comperarne uno nuovo, totalmente diverso, ma adattabile senza dover rifare tutto l'impianto in barca... Ma ci verrà consegnato mercoledì. Bene!... Aspetteremo e ci godremo ancora Valencia ed il bel Real Club Nautico.
Effettivamente mercoledì ci consegnano il nuovo pilota automatico: così questa vicenda che si protrae sin dal giorno della nostra partenza da Torrevieja, finalmente, viene chiusa. Ad ogni modo, fatte le dovute prove a bordo, tutto adesso funziona e possiamo riprendere il mare con la coscienza a posto. Tutto bene... Ma si è fatto tardi per partire. Partiremo domani.
Così, alle ore sette di giovedì 9 giugno 2016 il July salpa con destinazione Castellon: un posto che, di per se, non vale un “reportage”. Ma il giorno dopo, ovvero il giorno 10, partiamo ed arriviamo al marina di Benicarlò. Vi giungiamo a fine mattinata e questo ci consente di fare del turismo. Appena giunti, scendiamo a rilassarci e decidiamo di pranzare in un bel bar-tapas proprio davanti agli ormeggi delle barche... Così, rilassati e rifocillati, ce ne andiamo a prendere il bus che ci porta a Peniscola.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 4)
La penisola di Peniscola con il suo porticciolo pescatori ed il bassofondo tracciato in bella vista.
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Lo stesso nome, Peniscola, ha il significato di “quasi-isola”. Infatti si tratta di un promontorio roccioso che si erge isolato nel mare e rimane attaccato alla terra solamente da una lingua di sabbia bassa. Questo fatto morfologico ha reso il luogo molto ambito e frequentato sin dagli albori della presenza umana su queste terre. Infatti non sfugge l'enorme valenza del fatto che, soprattutto in passato, gli abitanti potessero godere di una facile e potente difesa contro qualsiasi assalto dall'esterno.
Abbiamo saputo per tempo dell'esistenza di questo bel posto degno di una visita turistica ed abbiamo considerato a lungo la possibilità di fermarci qui con la barca. Il porticciolo è un porto pescherecci e l'ingresso e la sosta di barche da diporto non è consentito. Tuttavia, se si capita da queste parti la domenica, quando la pesca si ferma, sappiamo di barche che sono state tollerate per un giorno. Ma noi arriviamo di giovedì ed inoltre il posto, dal punto di vista della sicurezza della navigazione, non ci attira. La foto satellitare qui sopra mostra l'andamento dei bassi fondali che non lascia per niente tranquilli. Così, abbiamo deciso di allungare fino a Benicarlò e di visitare Peniscola con un bus che fa servizio continuo ad ogni ora (una normale linea urbana).
Naturalmente, al giorno d'oggi, l'abitato si estende anche nell'entroterra... Anzi, la sola parte "abbarbicata" sul promontorio è fortemente minoritaria. Tuttavia, non sfugge al turista il cambiamento radicale dell'urbanizzazione quando si comincia a salire per i vicoli che portano in alto: ci si trova immersi in pieno medio evo. La maggiore attrattiva è qui, proprio sulla sommità della penisola, il "Castello dei Templari". Tra i secoli XIV e XV, durante lo scisma d'occidente, questo castello fu la residenza del Pontefice. Vi soggiornò il Papa Luna che sostituì Clemente VII come Papa di Avignone (Morto Clemente VII, il 28 settembre 1394 Pedro de Luna venne eletto papa con i voti di venti dei ventuno cardinali presenti ad Avignone e prese il nome di Benedetto XIII).
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Album fotografico - click - "Castello dei Templari" - istruzioni -
Partiamo da Benicarlò dopo una sosta di un giorno appena; tuttavia è stato un tempo sufficiente per fare del “turismo” - Dobbiamo dire - “di buon livello”. Ricorderemo a lungo la penisola di Peniscola e quel po' di storia che ha saputo raccontarci il suo castello. Sapevamo dello scisma d'occidente sin dai banchi della scuola... Sapevamo di Avignone, naturalmente... Ma non immaginavamo che avremmo trovato un palazzo apostolico in un posticino, tutto sommato, sperduto nella costa spagnola.
La tappa successiva, alla quale puntiamo, è una visita ad una città famosa nella storia: Tarragona. Tuttavia, partiamo prevedendo una sosta tecnica a La Metlla de Mar. Inoltre, non ci fermeremo a Tarragona perché il porticciolo che c'è da quelle parti non ha posto. Ci fermeremo invece nel marina di Cambrils, posto a sud di Tarragona, solo ad una ventina di chilometri di distanza.
Appena partiti, con mare buono e tappe semplici e brevi da fare, ci sentiamo totalmente rilassati. Sappiamo che questa notte dormiremo a La Metlla de Mar e domani saremo a Cambrils dove contiamo di fermarci qualche giorno.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 5)
La mappa del litorale da Cambrils a Tarragona.
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Quando arriviamo a Cambrils, ci assegnano un posto barca che ci piace subito. Il marina è piuttosto bello ma non è stato realizzato “veramente” a regola d'arte. È stato costruito all'interno di un porto per le navi... E questo è un elemento positivo... Ma le due aperture sono quasi allineate, il che permette alla risacca di entrare, almeno parzialmente. Noi però, veniamo accolti nella parte Sud, l'unica parte ben protetta dove la barca può dormire tranquilla senza rollio.
Ci rendiamo subito conto di questo vantaggio e ne siamo contenti, ma la più contenta dei due è Margherita che, appena scesa a terra, “trova la sua auto parcheggiata proprio di fronte a noi” (foto sotto).
Margherita, per scherzo, si mette in posa davanti ad una bella Ferrari parcheggiata di fronte al July.
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Cambrils ci piace molto... Il Club Nautico ha una sede moderna e ben funzionante e l'atmosfera in paese è vivace e festaiola. Scendiamo dalla barca e ci perdiamo nei vicoli affollati subito dietro il porto. L'atmosfera, i colori... Mi ricordano la Liguria. Tuttavia, mi rendo conto che il paragone è decisamente azzardato, ma c'è in giro proprio la stessa aria vacanziera.
Come a noi piace spesso fare, andiamo a cercare dove trovare qualche specialità locale per una cenetta in barca che abbiamo in mente per questa sera: atmosfera e totale relax.
Non ci dimentichiamo d'aver attraccato qui a Cambrils al fine di coniugare due cose, entrambe importanti per noi: una bella sosta in un bel marina e la visita di Tarragona. Prendiamo quindi tutte le informazioni necessarie per organizzare il trasferimento in autobus e scopriamo, con grande piacere, che i collegamenti sono eccellenti: non avremo problemi.
Passiamo un'intera giornata, dopo l'arrivo, a bighellonare godendoci semplicemente questa località; domani andremo a visitare Tarragona.
Infatti l'indomani, senza problemi, pigliamo l'autobus per Tarragona proprio appena fuori dal marina. Non ci mettiamo molto e ci godiamo il viaggio nei posti di prima fila che miracolosamente troviamo disponibili. È una splendida giornata di sole che si annuncia molto bella. Il programma prevede di fare un giro per la città vecchia, visitare la cattedrale con l'annesso chiostro così famoso, visitare le rovine (sappiamo che sono state restaurate e che offrono un ambiente chiuso e studiato apposta per rendere quel che resta comprensibile anche al turista digiuno di antiche vestigia). Naturalmente, sappiamo che il pezzo forte è l'anfiteatro (visitabile invece all'aperto in un sito proprio di fronte al mare).
Così, sbarchiamo alla stazione degli autobus rimuginando su tutte queste informazioni e poi dirigiamo verso le rovine: vedremo quelle per prime. Arriviamo alla torre che svetta imponente sulle antiche mura e, li vicino, entriamo a fare i biglietti. Sono strutture relativamente complesse, ma molte foto e chiare indicazioni ci fanno capire quel che c'era e come è evoluto nei secoli. Arriviamo poi sulla sommità di una costruzione di impianto squadrato dalla quale è possibile godere di un panorama a 360 gradi. Facciamo qualche fotografia, poi, soddisfatti, usciamo per andare a vedere l'anfiteatro. Abbiamo avuto la bella idea di comperare un biglietto cumulativo col quale sarà possibile vedere tutte le antichità senza dover rifare la coda ogni volta.
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Album fotografico - click - "Tarragona" - istruzioni -
Per raggiungere l'anfiteatro, si scende verso il mare e si arriva alla biglietteria dopo aver attraversato dei giardini pubblici pieni di verde, di alberi e di piacevoli ombrose panchine che immaginiamo molto gettonate nelle ore più calde della giornata.
Lo chiamano tutti anfiteatro... Ed il perché non è chiaro. La parola ci fa pensare ad una struttura ad emiciclo mentre invece ha la forma di un'arena (pianta ovale come il Colosseo). Comunque, quel che vediamo non ci delude. Ci sembra un po' troppo per un luogo in fondo periferico dell'impero romano, ma veniamo a sapere che qui ha vissuto l'imperatore Augusto.
Beh!... Allora, in effetti, si capisce.
Siamo intenti nelle nostre riflessioni quando, abbandonato l'anfiteatro, dirigiamo verso il museo archeologico. In occasione della nostra sosta a Carthagena, abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia della seconda guerra punica e di Publio Cornelio Scipione mandato ad attaccare i Cartaginesi mentre Annibale era ancora in Italia. Ricordiamo bene l'importanza di Tarragona in quel frangente ed il fatto che fosse rimasta fedele a Roma (il museo archeologico che stiamo andando a vedere è proprio dedicato a Scipione detto L'Africano).
A pochi metri dall'ingresso del museo, quando vado a cercare i biglietti per entrare, mi accorgo di aver perso il portafoglio. Un vero fulmine a ciel sereno. A parte i contanti, quel che è peggio è che avevo tutte le mie carte di credito... Semplicemente fondamentali per vivere all'estero così a lungo come facciamo noi. Naturalmente, pensiamo ad un possibile furto... Ma non lo sapremo mai. Telefono immediatamente alla filiale della mia banca in Italia e pochi minuti dopo le carte sono bloccate. Ci passa un po' la voglia di starcene in giro. Andiamo, un po' frastornati a vedere la cattedrale; ma poi decidiamo di rientrare a Cambrils per la denuncia e per ragionare sul da farsi. Sono cose che possono succedere... Massimamente se si va in giro.
Rimaniamo a Cambrils altri due giorni. Archiviata la brutta avventura della perdita delle carte, ci siamo riorganizzati. Ho pagato il posto barca con bonifico bancario; d'ora in avanti faremo così. Abbiamo, per fortuna la carta di Margherita: non avremo reali problemi. La vera variante invece sarà che stiamo programmando di passare da Imperia dove, in una delle filiali della mia banca, potrò rientrare in possesso di quelle nuove. Ogni dubbio sulla rotta da fare... Passare dalla Corsica, la Sardegna e la Sicilia o navigare lungo la costa italiana... È un dubbio superato. Passeremo dalla Camargue.
Così, arriva il giorno della partenza da Cambrils: come prossima tappa andremo a Barcellona. Ma non andremo diretti. Faremo una sosta tecnica per passare la notte nel porticciolo di Villanova y La Geltru.
Arriviamo a Barcellona il 16 giugno ed abbiamo la fortuna di trovare un posto barca meraviglioso.
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Nell'ultima parte della tappa che ci porta a Barcellona, vediamo tutti i segni (che ben conosciamo) che ci fanno pensare che avremo vento forte in prua. Avanzare contro vento, fin quando è possibile, mette sempre a dura prova il marinaio. Inoltre, in quel caso, bisogna tenere a bada un inevitabile nervosismo: non si può mai sapere, fino alla conclusione del viaggio, se lottando si riuscirà ad avanzare fino a destinazione o se ci si dovrà arrendere e tornare indietro. Immaginate adesso di aver fatto un viaggetto e d'essere in vista del porto di attracco: come si può accettare di non farcela e ritornare indietro? Quando questo fatto si verifica, a bordo si parla poco e si cerca di fare di tutto per aiutare "la povera barchetta" a superare questo "frangente".
Ma oggi siamo fortunati. Mano a mano che ci avviciniamo all'ingresso del porto, le minacce di vento forte contrario si fanno sempre più evidenti... Tuttavia riusciamo ad entrare, per il rotto della cuffia, senza grossi problemi. Vediamo arrivare il vento e i piccoli frangenti a mare, ma noi abbiamo già imboccato l'ingresso e virando non abbiamo più il vento in prua. Entriamo così con la grande soddisfazione di avere evitato il peggio... Anzi, di avere evitato del tutto il problema e di poterci godere l'ingresso in questo porto che costituisce una tappa importante nel nostro viaggio di "risalita" delle coste spagnole verso Nord. Naturalmente tutti sappiamo che Barcellona è una delle città più gettonate al mondo e non dobbiamo spiegare l'importanza della tappa... Ma abbiamo un secondo motivo per essere ulteriormente contenti d'essere qui: siamo ormai molto vicini al confine con la Francia... La costa spagnola, la prima parte del viaggio, è quasi ormai alle spalle.
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Parlare di Barcellona ci risulta difficile. Non è la prima volta che veniamo in questa città così famosa e così amata dai giovani. Effettivamente, un certo fascino lo percepiamo nettamente: palazzi "belle epoque" perfettamente restaurati, ampi viali pieni di verde, tanta gente per le strade... E poi, fontane, piazze, monumenti... Insomma, un insieme ben presentato. Naturalmente sappiamo anche di Gaudì, della sua storia, del suo quartiere e della "sua" cattedrale. Ma alla nostra età si è meno sensibili alle mode, all'esigenza di riconoscersi in un "cliché", alle frasi fatte... In giro per le strade troviamo un gran numero di giovani che vengono da diverse parti del mondo e che hanno tutta l'aria di vivere intensamente una vita che ormai non lascia loro più niente da scoprire.
Beata gioventù quando ci si sente immortali e capaci di capire a fondo ogni cosa. Ai nostri occhi la realtà di Barcellona si presenta diversa da come viene raccontata: tutta la città fa di tutto per attirare turisti e punta sul turismo giovanile. Troviamo in giro tanta gioventù così conformista nel vestire la "divisa" dell'anticonformista. Tanti negozi vendono alcolici... Troppi. Entriamo in un grosso supermarket e ne restiamo sorpresi; è diverso dagli altri... La metà degli scaffali che siamo abituati a vedere pieni di prodotti per famiglie, qui sono occupati da tutte le varietà possibili di birra e superalcolici. Uno spazio enorme viene riservato ai "sandwich prefabbricati"... Ripieni di mille proposte diverse ma tutti con l'identico sapore.
Persino Gaudì ci sembra un po' "ingigantito" nella sua importanza. Quando siamo venuti a visitare Barcellona, una guida professionista... Ed anche piuttosto brava, ci ha spiegato in dettaglio il pensiero e la vita di Gaudì: ma non siamo rimasti impressionati. Il famoso villaggio è stato costruito con i soldi di un mecenate molto amico dell'architetto, ma le case non si vendevano. La stessa cattedrale è enorme, veramente immensa; fa un po' il verso allo stile gotico pesantemente rivisitato... Ma è costruita colando dall'alto del cemento fresco che, solidificandosi, da forma alla grande opera... Mah!
Così, non ci prendiamo la briga di rivisitare la città; al contrario, ci godiamo fino in fondo l'atmosfera intorno al marina, nel porto e nella rambla dove, passeggiare al tramonto ha un sapore indimenticabile.
Lasciamo Barcellona dopo una bella sosta di tre giorni che ci lascia rilassati ed appagati (la burrasca ormai è finita). Abbiamo avuto una bella fortuna a trovare un posto barca così al centro della città. Qui nei dintorni del porto il turismo giovanile è del tutto inesistente e, almeno per le nostre sensibilità, godiamo di una Barcellona diversa, molto più autentica.
Inoltre, sappiamo che il tratto di costa spagnola da fare, prima di giungere al confine con la Francia, si riduce ormai a sole due tappe giornaliere. Ci sentiamo quindi vicini alla felice conclusione del primo tratto della lunga rotta che ci porterà fino al mare Egeo, nella Grecia più vera... Quella che conosciamo bene e che, un po', ci manca.
Ma adesso è il momento di goderci il presente: abbiamo deciso di passare alcuni giorni in Camargue e la cosa ci affascina. Quando partiamo, pensiamo già a Saint Cyprien... La nostra prima tappa in terra di Francia.
Ma non corriamo troppo. Oggi puntiamo a Blanes. Certo, sappiamo che si tratta di una sosta tecnica, solo per spezzare il viaggio, non abbiamo grandi aspettative. Poi, abbiamo deciso di sostare anche a El Estartit prima di puntare alla Francia... Vedremo
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 6)
La costa spagnola da Barcellona fino ad oltre il confine francese dove toccheremo Saint Cyprien.
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La tappa giornaliera Barcellona-Blanes è di sole 33M o poco più. Non è molto, ma, finora, ho omesso di dire che risalire la costa spagnola verso Nord, per una barca a vela, significa fare i conti con i venti prevalenti che, in queste rotte, sono proprio settentrionali: ovvero in prora. Questo vuol dire mettere in campo una strategia che è un misto di pazienza, buone informazioni e disponibilità ad alzarsi di buon'ora per sfruttare le mattinate con calma di vento approfittando di questa condizione, che non dura molto, per fare il maggior numero possibile di miglia prima di entrare e far sosta in un porticciolo dove passare il pomeriggio e la notte.
Arriviamo a Blanes ad ora di pranzo, come spesso ci accade in questa parte del viaggio con tappe corte e ben ditribuite. Sappiamo già che ci fermeremo qui due o tre giorni. La strategia è la seguente: la nostra vera meta è Saint Cyprien, ma si trova nel malfamato "Golfo del Leone" (é il regno del Mistral, un vento forte e tempestoso che può diventare molto pericoloso). Partiremo da Blanes quando avremo previsioni favorevoli non solo per il giorno della partenza, ma anche per il successivo. Infatti, vogliamo fare tappa ad El Estartit ma, dato che il posto barca lì costa molto, non intendiamo farci intrappolare per molti giorni in attesa di una finestra di bel tempo... Aspetteremo a Blanes il "disco verde".
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Al di là del fatto che la sosta a Blanes, come abbiamo visto, ha un significato "tecnico" che supera le nostre considerazioni sulla piacevolezza dello scalo, apprezziamo molto questo posto. Prima di venire, non nutrivamo alcuna aspettativa. Sapevamo già che non avremmo trovato alcun "richiamo" speciale... Ma, in barba a tutto questo, dobbiamo dire che Blanes si fa amare. Quel che troviamo è un'accoglienza del marina semplice ma buona, prezzi contenuti ed una lunghissima passeggiata a mare fino ad una specie di isolotto che chiude la lunga e bella spiaggia verso Sud: tutto ciò fa di questa parentesi forzata un periodo piacevole e sereno.
E poi... C'è il giorno del mercato settimanale con bancarelle di frutta e verdura che sono una festa per gli occhi, un altro giorno un grande mercato che offre di tutto viene allestito lungo tutta l'interminabile passeggiata... Anche una gita nella parte alta ci porta a visitare l'antica chiesa (mezza abbattuta e mezza recuperata a causa di un terremoto) con i vecchi vicoli che raccontano ancora di una vita semplice che fu e che ormai facciamo fatica ad immaginare... Insomma, Blanes si rivela un'autentica sorpresa.
Partiamo da Blanes alle sei del mattino: siamo stati tre giorni ad aspettare il momento giusto per partire. Il semaforo è verde finalmente: abbiamo 48 ore di tempo per risalire verso Nord senza trovare Mistral... Quello vero. Certo, la vera incognita è domani, quando dovremo passare Cap de Creus (a Sud del quale, protetta dal Mistral, si trova la cittadina di Roses che conosciamo bene da quella volta che ci siamo arrivati un po' malconci dopo una traversata burrascosa del Golfo del Leone nel 1991).
Arriviamo comunque ad El Estartit senza problemi. Ricordiamo un posto completamente diverso, così diverso che non riusciamo in alcun modo a far combaciare i nostri ricordi con quel che vediamo in loco. Anche all'epoca avevamo pagato tanto, ma avevamo trovato la tappa bella ed interessante. Oggi, abbiamo la spiacevole sorpresa di non trovare nulla di quel che abbiamo immaginato... Così, il giorno dopo, alle prime luci dell'alba, partiamo per la Francia senza rimpianti...
Usciamo dal porticciolo di El Estartit all'alba del 22 giugno 2016: stiamo lasciando la Spagna.
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Comunque la Spagna ci saluta con un cielo terso ed un mare calmo (foto sopra) che ci fanno ben sperare per il viaggio che ci attende: stiamo per entrare nel Golfo del Leone.