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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Ma... Navigare fa paura?

Navigation

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immagine pubblicata sulla rivista BOLINA

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Foto dai nostri itinerari

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... La risposta è si.

 

Navigare, a volte, fa paura.

 

Dalla notte dei tempi, tutti sappiamo che la natura intorno a noi, quando si scatena, sviluppa forze devastanti di tale entità che restiamo attoniti, sconcertati di fronte a tanta manifestazione di potenza.

Mi sono chiesto molte volte se proprio questa brutta sensazione non fosse, in qualche strano modo, alla base della mia passione per il mare.

Qualcosa che mi spinga a non accettare semplicemente di subire la paura, qualcosa che mi imponga, per carattere, di dover dimostrare a me stesso di essere capace di non cedere.

Probabilmente non lo saprò mai. Tuttavia è mia opinione che la paura sia semplicemente qualcosa di inevitabile che non mi attira... Ma neanche è capace di fermarmi.

Intendiamoci, non è che ogni volta che salpiamo la paura sia con noi; neanche ogni volta che il mare si imbroncia o si fa minaccioso... Però sappiamo che il mare sa essere imprevedibile e spietato. Basta poco, alcune volte, per ritrovarsi in una situazione critica di grande rischio solo per caso.

Una barca a vela è un mezzo capace di avanzare solo lentamente. Anche una bella barca che fila veloce, spesso, non supera i 6 nodi di media. Una velocità di 6 nodi (6 miglia nautiche all'ora) equivale ad una velocità di poco superiore agli 11 Km/orari. In un elemento qual'è il mare , dove "il meteo può cambiare così rapidamente, occorre essere sempre pronti a tutto.

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ilviaggiodeljulymail@gmail.com

immagine pubblicata sulla rivista BOLINA

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Per fare un esempio, posso raccontare di quanto ci è accaduto una volta entrando a Bastia (in Corsica)… una delle tante volte che il mare ha deciso di prendersi "sadicamente" gioco di noi… una volta nella quale, in fondo, non abbiamo poi corso rischi eccessivi.

Eravamo partiti al mattino presto da Solenzara con l'intenzione di arrivare a Bastia nel primo pomeriggio in modo da poter sfruttare almeno parte della giornata a terra. Dopo una bella navigazione di una cinquantina di miglia fatta a vela e motore (avremmo usato anche la pagaia del battellino pur di andare più veloci), eravamo ormai in vista dell'entrata del porticciolo di "Port Toga" (da pronunciare alla francese - accento in fondo ). In barca, sul July, eravamo in quattro: oltre a me e Margherita, erano ospiti mio fratello Roberto e sua moglie Angela. L'ingresso del marina era davanti a noi... forse un paio di miglia. Io avevo già messo tutto in ordine: fiocco avvolto, randa serrata, copriranda, quattro cime d'ormeggio ben dugliate pronte a filare sui quattro punti canonici... in modo del tutto inaspettato, mi sono accorto che a prora, circa un miglio davanti a noi, il mare ribolliva.

Tutto é accaduto in men che non si dica.

Ho fatto appena in tempo a pensare quanto sarebbe stato bello essere già arrivati... con tutto quel vento contrario... che l'anemometro é schizzato a trentacinque nodi. Ho quindi pensato di dare tutto motore, in modo da entrare in porto prima che un mare corto e duro ci rendesse la navigazione impossibile.

Ho fatto appena in tempo a mettere il motore al massimo... guardare la superficie del mare per capire se la barca avanzasse... poi di nuovo gli occhi sull'anemometro per vederlo segnare, ben stabili, cinquanta nodi... che il motore si è spento... grippato, fuso.

Fermiamoci un attimo ad analizzare la situazione. In un paio di minuti siamo passati da una condizione idilliaca (barca in ordine, il porto davanti a noi, tutti rilassati e contenti a bordo) ad una reale situazione di emergenza. Un vento di cinquanta nodi stabili ci spingeva a largo impedendoci di avvicinarci al porto. Il mare bolliva ma non costituiva al momento un reale pericolo. Però, se ci fossimo attardati a reagire, il vento ci avrebbe spinto al largo dove le onde sarebbero presto diventate prima aggressive e poi pericolose. Sarebbe stata una reale emergenza ad alto rischio.

Il racconto, fino a questo punto, vuole essere un esempio per chiarire perché una "sana paura", quando si è per mare, è cosa normale.

Sfogliando BOLINA, una rivista alla quale sono stato abbonato per tanti anni prima di partire, ho trovato un vecchio articolo di Cino Ricci. Eccolo riprodotto qui sotto. Se il grande Cino Ricci la pensa allo stesso modo, posso stare tranquillo... Sono in buona compagnia.

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articolo apparso sulla rivista BOLINA  del mese di Ottobre 1997 

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Riprendiamo adesso il racconto. Come ricorderete, ci siamo lasciati che il July, con le vele serrate pronto per entrare in porto, a due miglia circa dall'ingresso, era in panne senza motore (fuso) sotto cinquanta nodi di vento contrario che ci spingeva verso il largo.

Io e mio fratello Roberto eravamo in pozzetto mentre Margherita ed Angela, per mio ordine, si trovavano sottocoperta.

Il July è ben attrezzato per navigare con qualsiasi tempo. Mi ricordo di aver pensato ad armare la trinchetta volante e, all'occorrenza, issare la randa debitamente terzarolata. Ma, non appena considerato il tempo necessario per armare le vele (minimo 20 minuti), mi resi conto che in venti minuti mi sarei trovato in mezzo al mare per poi dover risalire a fatica tutta la distanza persa in pochissimo tempo.

Mi ricordai allora di un comportamento della barca che avevo avuto occasione di notare più di una volta: esiste un punto preciso, piuttosto critico, della regolazione che rende il genoa parzialmente rollato una vela di discreta efficienza con vento teso. La regolazione è realmente critica: poco di più o poco di meno basta per ottenere il sorgere di problemi. Ad ogni modo, decisi di tentare. Fuori il solo fiocco fino al punto giusto; ero proprio curioso di sapere che cosa sarebbe successo. Non nego che mi sentivo molto scettico. Risalire 50 nodi di vento? Era un'esperienza mai fatta prima. Sembrava impossibile.

Detto fatto, il fiocco andò a segno. Decisi di puggiare molto all'inizio (era importante che il fiocco non fileggiasse se non per qualche secondo... Si sarebbe sicuramente lacerato). Poi, mano a mano che la vela veniva serrata, stringevo un po' il vento per recuperare prora. La cosa buffa fu che inizialmente, appena agguantato il vento, la barca prese uno sbandamento considerevole rimanendo sostanzialmente ferma nella sua posizione. Non saprei dire se il "surplace" durò un secondo o meno... A me sembrò un tempo lunghissimo.

Poi, la barca prese a filare sette nodi e mezzo con una inclinazione notevole ma non preoccupante. In quel mare che bolliva, il July avanzava come un treno. L'unico problema era la rotta: non si può proprio dire che fosse possibile stringere il vento. Tuttavia mi sentivo molto sollevato. Stavamo stringendo verso costa e Macinaggio era proprio dritto in prua.

Alla peggio, sarei entrato a Macinaggio (16 miglia). Ma studiavo il comportamento della barca per vedere di poter bordeggiare e mantenere, se possibile, l'idea di approdare a "Port Toga".

Il vento rimase a 50 nodi stabili senza diminuire di intensità ma, per fortuna, a mano a mano che si avanzava, la barca poteva stringere di qualche grado verso la costa.

Chiesi a mio fratello di contattare il marina sul VHF: "siamo senza motore ma intendiamo portarci all'imboccatura del porto coi nostri mezzi. Chiediamo assistenza all'ormeggio". Chiedevamo che la lancia del marina ci rimorchiasse all'interno del porto fino ad assicurare una nostra cima di prora ad una bitta sopravvento... Facile e sicuro.

Non voglio dilungarmi in dettagli. Tuttavia voglio ricordare che per ben tre volte portammo la barca a pochi metri dall'ingresso e per due volte la lancia mancò l'appuntamento (sapemmo poi che avevano avuto paura). Alla terza volta la lancia si presentò e finalmente entrammo.